Raffaello Matarazzo
RAFFAELLO MATARAZZO _ Nasce a Roma il 17 agosto del 1909. Orfano giovanissimo, lavora come cameriere per riuscire a pagarsi gli studi liceali. A vent’anni si interessa di cinema come redattore del quotidiano romano Il Tevere ( di chiaro indirizzo fascista, il giornale cesserà le pubblicazioni nel 1939). A ventidue lavora come “revisore” di soggetti per la Cinès. Finalmente, nel 1933 ( a soli 24 anni) esordisce come regista nel film Treno popolare. L’opera si fa notare per il ritmo molto serrato del montaggio e per esser stata girata quasi completamente in esterni, cosa non comune in quegli anni se si tiene conto anche della necessità di luce richiesta da una pellicola molto dura. Tra il 1933 e il 1945, Raffaello Matarazzo dirige lavori di vario genere In particolare il comico o la commedia leggera. Ricordo, un buon film: L’avventuriera del piano di sopra, con Clara Calamai e Vittorio De Sica. Nel 1944 è in Spagna, dove gira Empezó en boda ( Il matrimonio incomincia) molto probabilmente per rifiutare l’invito di aderire alla Repubblica di Salò.
Nel dopoguerra, il colpo di fortuna: il produttore Peppino D’Amato gli affida un melodramma dalle tinti pesanti, Catene, ispirato ai “ fotoromanzi” Grand Hotel ( in quei primi anni affidati ad ottimi disegnatori, del calibro di Walter Molino ). Grand Hotel, è un settimanale definito “ delle serve” ma che vendeva in quel tempo, di fame, disoccupazione e convinti analfabeti ( è del 1959 la trasmissione Rai Tv per gli analfabeti “Non è mai troppo tardi”) un milione di copie. L’operazione ideata da Goffredo Lombardo con Matarazzo sulla traccia di una storia di Libero Bovio ( noto autore anche di sceneggiate napoletane) e con due attori destinati a fare coppia – Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson – si rivela la più azzeccata di quegli anni e forse dell’intero cinema italiano. Il film – girato a basso costo – incassa una vera fortuna. Matarazzo diventa così il regista ideale di polpettoni sentimentali uno più drammaticamente sdolcinatato dell’altro ma tutti destinati a riempire le sale di prima, seconda e terza visione. Amedeo Nazzari vede rilanciata la sua popolarità, offuscata dal lungo periodo passato a recitare ruoli di italiano modello fascista, mentre Yvonne Sanson ( nata in Grecia, a Salonicco nel 1926) può – nel ruolo di sorella o fidanzata o moglie fedigrafa - identificarsi a soli ventitrè anni nel ruolo di femme fatale, tradita e traditrice ma comunque riconoscibile come femmina incapace di dire di no ad un uomo, se non per calcolo. Una specie di Rita Hayworth delle periferie, una delle prime peccatrici in grado di scuotere i maschi italiani dalla predica della Messa domenicale ( si andava al cinema il pomeriggio della domenica). Matarazzo infila così una serie di film di grande successo; ne cito solo alcuni: Tormento (1950), I figli di nessuno (1951), Chi è senza peccato (1952), Vortice (1953), Schiava del peccato (1954), La nave delle donne maledette (1954), L’angelo bianco (1955), ed altri ancora dello stesso tenore, con una media di un film all’anno sino al suo ultimo lavoro del 1964 ( Amore mio). Non fa eccezione Cerasella del 1959 che ricordo perché interpretato da Claudia Mori ( cantante e futura moglie di Celentano) quindicenne, al suo vero debutto vicino a Terence Hill, anche lui giovanissimo. Il film fu in vero disastro.
A lungo disprezzato dalla critica, Matarazzo ottiene una cauta riabilitazione ad opera di critici giovani e di grande cultura come Adriano Aprà, Alberto Farassino, Tati Sanguineti , Aldo Grasso che ne affrontarono la tematica popolare a Savona, nel 1976 in un celebre Convegno intitolato: “Caso Matarazzo”.
Ma il regista non ne ebbe soddisfazione. Era morto, a Roma, dieci anni prima.
FILMOGRAFIA PARZIALE: 1933/1945
1933
Littoria ( documentario)
1934
1935
1936
1937
1939
1940
1941
L’avventuriera del piano di sopra
Notte di fortuna
1942
1943
Dora e le spie
1944
Empezó en boda
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