3_Il montaggio creativo
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una fra le prime moviole in commercio
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Montaggio creativo _3
A conferma della valutazione tre la scuola americana ed “europea” o meglio ancora italiana, vi ricordo che dal 1935 solamente due europei hanno conquistato l’Oscar come montatori; il primo è una francese,
Françoise Bonnot, che l’ha ottenuto nel 1970 per quel capolavoro di ritmo che è Z – L’orgia del potere .
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Il secondo Oscar è della nostra Gabriella Cristiani per L’ultimo imperatore , 1988, uno straordinario esempio di grande scuola, tecnica e creatività tutta italiana.
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Per gli amanti della precisione ricordo che un altro italiano, Pietro Scalia ha vinto recentemente l’Oscar 2002 per Black Hawk Down ma si tratta di un montatore che vive ed opera da sempre negli Stati Uniti. Questo per cercare di spiegare quanto sia difficile per uno statunitense comprendere ed apprezzare il montaggio europeo e, in particolare, quello italiano.
Nella scuola italiana, il montatore assume un ruolo vicinissimo a quello del regista quasi un suo pari grado nella costruzione del film. Perché se al regista spetta –tra le altre cose – il compito di scegliere la stesura della scena, la sua divisione fra i campi e i piani, la scelta dei primi piani e dei dettagli, l’impegno recitativo degli attori e il ritmo per il montaggio “interno”, al montatore spetta il compito di tradurre nel ritmo e nel taglio delle varie inquadrature la costruzione o la ricostruzione del racconto filmato, quello che ha per riferimento, ma non per legge, il copione o il ritmo delle riprese.
Questo modo di interpretare il montaggio a mio parere è dovuto , in parte alla forte personalità dei montatori che hanno contribuito in maniera determinante a fare grande in cinema italiano. Cito: Eraldo da Roma, Mastroianni, Cinquini, Serandrei, Catozzo, Arcalli, Colangeli e sono solo i primi che mi vengono alla mente.
Altra modo di montare viene rappresentato dalla scuola francese. A metà strada fra l’impegno tecnico e quello creativo
I futuri montatori hanno dunque tre scuole alle quali rivolgersi: Hollywood o Cinecittà o la Citè du Cinéma, a Saint-Denis, alle porte di Parigi, e – ma solo per i nostalgici – gli studi della Victorine, duemilacinquecento metri quadrati di fabbrica dei sogni a Nizza. (ultimo – o quasi - film girato La nuit americane – Effetto notte- di Franois Truffaut ).
Preso atto che siamo italiani, immagino vorrete seguire le mie riflessioni e un metodo di lavoro legato esclusivamente all’esperienza.
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