Ogni giorno è domenica_1944
Original title: OGNI GIORNO E’ DOMENICA
Regia – Direction: MARIO BAFFICO
Aiuto regia – Assistant director: Aldo Salerno Rossi
Produzione – Produced by: CINES Film
Direttore di produzione – Production manager: Jacopo Comin
Soggetto – Writing: Piero Tellini
Sceneggiatura – Screenplay: Gianni Calvi, Michelangelo Muraro
Cast: Giuliana Pinelli (Anna), Renato Bossi (Gino), Emilio Baldanello, Olga Solbelli, Erminio Spalla (Stefano), Silvio Bagolini (Federico), Nuto Navarrini , Renato Malavasi, Silvia Manto, Carlo Nebiolo, Magda Maldini.
Fotografia – Director of photography: Carlo Nebiolo
Operatore – Camera operator: Adolfo Pizzi
Musica – Original music: Ennio Porino
Montaggio – Editor: Carlo Alberto Chiesa
Scenografia – Set decoration: ?
Costumi – Costumes: ?
Arredamento- Interior decoration: ?
Scenotecnico – Art departement: Italo Tomassi
Suono – Sound: Mario amari, Oscar Santo
Formato – Film negative format: mt. 1970 B/N 35mm
Durata, Runtime: 72’ minuti ca
Distribuzione – Distribution: ENTE NAZ. INDUSTRIE CINEM. ENIC
Data di uscita – Release date: giugno 1946 ( v.c: 663 del 16-05-1946)
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Genere – Genre: drammatico
Trama-Plot: Gino, un militare italiano e una ragazza, Anna, si conoscono a Venezia e si fidanzato. Gino riparte per la guerra e in Albania viene ferito gravemente: perde una gamba. Vergognandosi della propria menomazione, Gino non si fa più vivo con Anna che finisce per crederlo morto in battaglia e sta per accettare la corte di un maturo collega. L’intervento di un amico comune, però, consente il ricongiungimento dei due giovani: nonostante la menomazione, Gino viene accolto con gioia ed entusiasmo dalla donna che ama.
1. Note-Notes: girato negli Studi della Giudecca, durante la nuova organizzazione del cinema nella R.I.S.
2. Note-Notes: Girato nel 1944 alla “Giudecca”, vedrà una scarsa distribuzione nel 1946
3. Note-Notes: dalla critica del tempo: “In Ogni giorno è domenica (1944) di Mario Baffico, troviamo un soldato italiano che nel 1941 fa ritorno a Venezia dal fronte albanese dove, a causa di una brutta ferita, ha perso una gamba. Non volendo farsi rivedere menomato dalla sua fidanzata, l’uomo decide di eclissarsi, perdendosi volutamente nei meandri di un’Italia che, in quanto a scorci e a sottile tristezza diffusa, ricorda un paese dell’ex-Patto di Varsavia. La trama della pellicola, improntata ad un asciutto realismo, pecca di evidente semplicità, ma sotto il profilo intellettuale si rivela onesta e per nulla bellicista. La guerra viene infatti vista come un dramma niente affatto epico o glorioso che travolge le esistenze di uomini e donne, mettendo a repentaglio anche i sentimenti più profondi. Senza considerare che la Venezia descritta da Baffico non è certo quella luminosa e nobile celebrata in passato da altre produzioni. Le calli sono particolarmente buie e popolate da operai, pescatori, artigiani e piccoli impiegati in abiti lisi e trasandati. Tutto sa di povertà, di precarietà e di rassegnazione. Tutto sembra o è già perduto. Insomma, realtà e aderenza al drammatico contesto storico.“ ( vedi: Alberto Rosselli, Riscossa Cristiana
Mario Baffico
Data nascita: 5 febbraio 1907, La Maddalena, Sardegna (Egitto)
Data morte: 17 gennaio 1972, Roma (Italia)
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