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Il “sospetto” sul premio Solinas?

Nel 1975, Franco Solinas scrive con Francesco Maselli la sceneggiatura del film “Il sospetto”. Una storia ambientata nell’Italia del 1932, nel clandestino partito comunista con rimpallo di sospetti, accuse, traditori veri o presunti. E su tutti, l’ombra minacciosa dell’Ovra. Per un caso del destino, il premio Solinas, uno dei più prestigiosi (se non il più prestigioso) concorso per sceneggiatori sembra soffocare sotto uno scambio di colpi proibiti, di accuse, di sospetti, di tradimenti veri o presunti. Quasi la trama del suo vecchio film, dove la Fandango interpreta la parte dell’Ovra e gli altri sono gli sceneggiatori esclusi, che scagliano dal Forum accuse pesanti – talvolta anche volgari – cui fanno da controcanto risposte altrettanto pungenti da parte della direzione del Premio. I ribelli accusano, la Direzione risponde che lo fanno nascosti dall’anonimato e li invita a rivelarsi, sì da poterli denunciare; i ribelli rispondono che se lo fanno, per loro le porte del Cinema Italiano potrebbero chiudersi per sempre visto che in mezzo c’è la Fandango l’unica realtà viva ed attiva della nostra povera settima arte. E tuttavia, la situazione non assume solo i toni della pochade; un anonimo (firma R.B.) scrive e invia sulle strade del web una denuncia molto precisa, con nomi e riferimenti. Non posso pubblicarla tutta ( non la leggereste) ma i punti salienti sono accuse pesanti:

il Premio Solinas il concorso più prestigioso per le nuove leve della cinematografia
(…si è trasformato) in una spartizione della torta tra i soliti noti (o amici degli amici dei soliti noti), quest’anno è culminato con una militarizzazione del concorso da parte della più
importante casa di produzione italiana, la Fandango di Domenico Procacci…Questo l’elenco
dei finalisti, che forse già conoscete.
‘D come Domodossola’ di Filippo Bologna, Giovanni Carta,
Giovanni Ferrara e Emanuele Scaringi; ‘Fobie’ di Tommaso Capolicchio, Federico Calamante; ‘Happy Family’ di Alessandro Genovesi; ‘La seconda via’ di Alessandro Grilli; ‘Quando gli elefanti combattono’ di Domenico Distilo, Guido Iuculano e Filippo Gravino; ‘Salvo’ di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia…
veniamo alla Fandango Connection, ovvero ai legami tra gli autori di alcune delle sceneggiature finaliste con la nota casa di produzione, presente in giuria
con Laura Paolucci (responsabile sviluppo progetti Fandango) Johnny Palomba (speaker di FandangoWeb Radio e autore di numerose pubblicazioni per Fandango Libri) e Luca Bigazzi (noto direttore della Fotografia, autore delle luci di numerosi film della Fandango): Gli autori di ‘D come Domodossola’, ben quattro, hanno tutti collaborato in passato con la Fandango, con molteplici funzioni. Emanuele Scaringi, il più indaffarato del quartetto, ha realizzato i making off di ben quattro film della casa di produzione di Domenico Procacci. Inoltre Scaringi ha lavorato per quattro anni presso la Fandango nell’area ricerca e sviluppo progetti. Quanto agli tre autori, Filippo Bologna ha lavorato come redattore alla Fandango Libri. Giovanni Carta collabora con letture ed editing alla Fandango Edizioni. Giovanni Ferrara è il curatore di “Storie Brevi” (2008), di Andrea Pazienza, edito da Fandango Libri…

La lettera continua indicando nomi, autori e connessioni. Ignoro se quanto è scritto corrisponda al vero; se questi autori abbiano effettivamente una così stretta convivenza con la Fandango. Se così è, la cosa, spiace dirlo – puzza di caciotta vecchia nel frigo; e mi auguro che la Fandango possa anche su queste pagine che sono a sua disposizione, smentire quanto affermato dall’anonimo denunciante. Certo è che se tutti, o la stragrande maggioranza di tutti i finalisti hanno qualche cosa a che spartire con la meritoria Casa di Produzione allora la caciotta non è solo vecchia, ma un poco – forse solo un poco – marcia. Nulla di scandaloso, è ovvio; la convivenza, le amicizie, il “ io aiuto te, tu aiuti me” è costume antico ed una delle cause della morte del cinema italiano, sì che al Festival di Roma il buon Rondi s’è dovuto inventare la sigla delle “grandi famiglie”, per giustificare tante parentele creative. I figli di ignoti non hanno cittadinanza nel nostro cinema. E non mi consola la promessa prossima presenza nel premio dei “Cento autori” anzi, quella mi preoccupa più di tutti; ricordate? Sono gli autori che scrivono ai ministri sostenendo di rappresentare il mondo (!) del cinema, della televisione e dell’audiovisivo che non mormorano nei corridoi, ecc, ecc. Credetemi: una malinconica recita per una sala vuota.

PS: Se sono interessato? Sì, lo sono: un mio allievo ha partecipato dietro mio incoraggiamento al concorso. Aspetto con ansia di leggere il perché sia stato escluso dai finalisti (c’è sempre da imparare)

vedi anche: Non partecipate al Solinas 2009!

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Commenti [2]

  1. R.B. Says:

    Facendo una capatina su Facebook si scoprono che molti dei finalisti sono legati gli uni agli altri.
    La cosa più inquietante è che il figlio d’arte Tommaso Capolicchio, fino ad ora rimasto lontano dalle polemiche, è amico sia di Emanuele Scaringi (coautore di “D come Domodossola”) che di Domenico Distilo (“coautore di “Quando gli elefanti combattono”), entrambi scuderia Fandango.

  2. Elisa Says:

    Mi sembra un po’ esagerato.
    Spulciando la lista dei finalisti dei due concorsi vedo anche degli emeriti sconosciuti.