Steadycam, uso della…
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Nel cinema, la steady consente di intervenire all’ interno della scena, facilitando e rivoluzionando la grammatica dei campi e dei controcampi. E’ largamente usata ( il più delle volte a sproposito) dai registi televisivi.
Non è possibile stabilire con certezza in quale film la steadycam sia stata usata la prima volta. Alcuni indicano:
Questa è la mia terra, (Bound for Glory, 1976) di Hal Ashby, o
Il maratoneta (Marathon man, 1976) di John Schlesinger, o
Rocky (Rocky, 1976) di John G. Avildsen.
L’incertezza è dovuta al fatto che Garrett Brown, mise a punto diversi prototipi della sua invenzione (chiamata all’inizio Brown stabilizer), prima di risolvere tutti i problemi derivati dall’ingombro e dal peso. Possiamo invece indicare con certezza chi, nel 1980 seppe farne buon uso ed indicare agli altri registi la strada per utilizzare la steadycam al meglio: Stanley Kubrick, nel film Shining del 1980. Chi non ricorda la scena del bambino che percorre i corridoi dell’albergo sul triciclo, seguito dalla steadycam? E così le ossessive riprese nel labirinto? Pochi, invece, sanno che anche le riprese dall’elicottero vennero fatte da Kubrick utilizzando la steadycam, con un grandangolare molto efficace. Scene che altri registi tenteranno di imitare, ma senza raggiungere la bellezza e la grandiosità delle scene girate da Kubrick.
Prima ancora dell’invenzione della steady, il sottoscritto, assieme ad Aiace Parolin realizzò (1971, La neve verde) delle riprese assolutamente morbide e prive di vibrazioni da un elicottero dei carabinieri imbragando la Arriflex ad una serie di camere d’ aria per bicicletta. Una steady fai da te, molto efficace (provare per credere).
E’ importante non prendere esempio dall’uso che la televisione fa della steadycam. Quell’andare in mezzo alle persone, quell’ allontanarsi ed avvicinarsi al personaggio, quel muoversi e frugare fra gli strumenti che accompagnano una cantante, rivela una povertà di idee ed una ignoranza della grammatica filmica che accora. Un buon uso viene fatto invece nello sport con particolare riferimento alla necessità della diretta, dell’intervista dopo partita, dell’andare a cercare sul volto dei giocatori i segni della vittoria o della sconfitta.
Nel cinema, l’uso della steady significa continuità nell’azione. Ne è un esempio stupendo l’Arca russa ( 2002, Russkij kovceg) di Aleksandr Sokurov. Novantadue minuti di un unico piano sequenza. Un esercizio di grande maestria, di stile e di qualità.
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