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Alain Resnais

Vannes, Morbihan (Francia) 3 giugno 1922
Regista, attore, sceneggiatore, montatore, aiutoregista

Come nelle migliori tradizioni, Alain riceve a 14 anni, per Natale, una cinepresa Kodak super 8, ed è subito amore. Si diploma alla IDHEC (Institut des hautes études cinématographiques: Istituto superiore di cinematografia di Parigi) come montatore nel 1943. E’ stato uno degli ispiratori teorici della Nouvelle Vague di cui fu sempre punto di riferimento, pur non aderendovi mai ufficialmente. Dopo più di dieci anni dedicati alla produzione di film documentari (tra cui alcune interpretazione del lavoro di Van Gogh, Guernica e il toccante Notte e Nebbia documentario sull’Olocausto girato nei campi di concentramento), sull’onda della Nouvelle Vague Resnais si misura nel lungometraggio realizzando tra gli altri i due capolavori internazionalmente riconosciuti Hiroshima mon amour (1959) sceneggiato da Marguerite Duras ) e L’Année dernière à Marienbad (Leone d’oro a Venezia 1961) tratto da una opera dello scrittore francese Alain Robbe-Grillet. Anche nella produzione fiction Resnais non perde l’approccio documentaristico e descrive luoghi, situazioni e personaggi soppesando tutto con sguardo curioso e indagatore.


Notte e nebbia 1.jpgNuit et brouillard (Notte e Nebbia)
Data di uscita : 1955
Regia: Alain Resnais
testo di Jean Cayrol letto da Michel Bouquet
Anno di produzione : 1955

Resnais traduce le iniziali cucite sulle casacche dei detenuti (N.N.:Nacht und Nebel, in tedesco) sottolineandone l’indicazione dispregiativa di figli della nebbia, ovvero figli di nessuno. Il regista utilizza materiale di repertorio (scelto e montato con rara sensibilità) per consegnarci una testimonianza sui campi di sterminio che vale mille film costruiti sullo stesso tema.

E proprio attraverso il documentario. questo splendido autore francese sperimenta modi ancora oggi innovativi sulla settima arte. Tutto questo a conferma di un metodo di lavoro e di un mezzo che solo la miopia di certi ministri dello “spettacolo” e di certi dirigenti della Rai Tv ( per non parlare delle Reti commerciali) può pensare di uccidere, acquistando un tanto al chilo lavori dall’estero ed ignorando gli autori e la documentaristica italiana (quella vera, da non confondere con i reportages) con un sadismo francamente inspiegabile.

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