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Si riapre Venezia

E’ la sessantaquattresima edizione. Noi ci interesseremo di Corto Cortissimo. In questa sezione, i film in concorso sono 18 con una sola presenza italiana: Claudio Noce, con Adil e Yusuf. (30 minuti). Nella presentazione ufficiale si legge: “…Nell’arco degli anni la sezione Corto Cortissimo ha dato la possibilità a molti cineasti di muovere i primi passi dietro la macchina da presa, di sperimentare sia a livello formale che contenutistico, di affermare la propria idea di cinema attraverso opere brevi e coraggiose.” Belle parole, davvero. Ma se si vuol dare dignità ai Corti ci vuole altro: è necessario che il Festival, con il suo indiscutibile prestigio, si faccia promotore di iniziative concrete, che inviti il ministro Rutelli e quanti vanno scrivendo la nuova Legge sul cinema per dire loro: “Io promuovo i corti; e voi? “.
Altrimenti, dare “ la possibilità a molti cineasti di muovere i primi passi dietro la macchina da presa” si trasforma in una frase priva di senso, in un modo gentile di prendere le persone per i fondelli.

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E a proposito non di fondelli, ma di fondine: c’è a Venezia una iniziativa che ci piace molto. E’ una retrospettiva, dedicata al western all’ italiana. Si chiama “Storia segreta del cinema italiano 4” ed è stata curata da Marco Giusti e Manlio Goramasca insieme all’Officina FilmClun di Paolo Luciani e Cristina Torelli. La rassegna prevede la proiezione di 32 lungometraggi selezionati in base al rapporto tra grande importanza e bassa visibilità.


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Il padrino dell’avvenimento, Quentin Tarantino ha dichiarato: “Sono fiero di rappresentare la Retrospettiva Western all’Italiana alla Mostra del Cinema di Venezia di quest’anno. Il western all’italiana è un genere fra i più grandi, per quanto ne so, nella storia del cinema mondiale e sicuramente nella storia del cinema italiano. In realtà, gli ‘spaghetti western’ non sono mai stati davvero apprezzati. Molti dei registi di questi film non hanno mai avuto il giusto riconoscimento. In Italia, a settembre, a Venezia, finalmente otterranno la loro meritata rivalutazione.” E Marco Giusti: “Il western italiano, prodotto nella seconda metà del ’900, come fabbrica di sogni ancora oggi ben visibile, in cui è possibile mettere in scena, con una totale libertà, i sogni e i desideri del proprio tempo. E infatti proprio al western toccò di rappresentare l’immaginario di tutta una generazione”.
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E poco importa se, con molta ironia e un po’ di razzismo, Life intitolò una copertina a Sergio Leone con il volto circoscritto da una fluente barba di spaghetti. Quello che importa a Corto in Corto è di avere la possibilità di ricordare tanti registi destinati quasi all’oblio. Registi/artigiani nella più nobile eccezione del termine; la loro scomparsa dalle sale, ha segnato una crepa importante nel muro della nostra oggi traballante cinematografia. E’ opinione comune che non si è nessuno se non si ha un passato. Ma cosa si è, se ci dimentichiamo del nostro passato?

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