• Luce e Colore

Maria Denis

MARIA DENIS ( è il nome d’arte di  Maria Ester Beomonte, nata a  San Lorenzo, Argentina il 22 Novembre 1916 e morta  Roma, il 15 Aprile 2004)

Figlia di genitori italiani arriva   appena   adolescente  in Italia,  a Roma, dove frequenta la quinta ginnasio. Ha l’aspetto di “…una bambola di porcellana, piccola, aggraziata, le guance rotonde, capelli rossi raccolti in treccia o in chignon, il nasino volto all’insù, i grandi occhi che trasmettono bontà e gioia di vivere sono molto espressivi” Così la definiscono Stefano Masi e Enrico Lancia nel loro libro “Le seduttrici del cinema italiano “.

Maria Denis è, in altre parole,  l’incarnazione di una bambola, di una giovanissima ragazza che può essere  tutto – madre, fidanzata, sposa –  ma non  femmina perfida né seduttrice. E mai amante perduta.  Con queste doti non deve stupire se su di lei si posano, prestissimo, gli occhi dei registi di cinema. Il padre non è molto favorevole ( è un ufficiale dell’esercito), ma la madre sembra abbia lasciato, con il matrimonio,  qualche sogno artistico alle spalle e acconsente che la figlia abbracci quella che avrebbe potuto essere la sua carriera. Maria Denis fa due apparizioni significative in La telefonista e in Gli uomini che mascalzoni, poi è tra le figure di primo piano in quattro film del 1933. Nel 1934 Alessandrini la sceglie per il suo film Seconda B.

Seconda B, ovvero classe e  Istituto per giovani borghesi ben nutrite, gonna appena sotto il ginocchio, grande cintura nera per sottolineare bene la vita e pullover bianchi molto aderenti a pronunciare  il disegno del seno;  e poi aria sbarazzina,  voglia di ridere e di provocare con appena una punta di innocente malizia… per Maria Denis,  è il trionfo, a soli diciotto anni. Con l’uscita dalla adolescenza,  l’attrice viene scelta per interpretare ruoli di giovane madre o di sottomessa cameriera o di orfana disperata, ruoli quasi sempre lacrimevoli che spingono lo spettatore a provare per lei non passione, ma protezione, forte protezione maschile. E’ un ruolo che le si addice e che la porta ad essere una delle prime protagoniste della stagione dei telefoni bianchi. Un tipo di vita tanto falso quanto irreale che  andrà ad infrangersi  contro il muro della guerra. Maria Denis dimostra, in quegli anni e in quei film girati a volte in difficilissime condizioni, di possedere anche capacità importanti di attrice drammatica. Sono gli anni del suo incontro con Luchino Visconti; se ne innamora pazzamente, incoraggiata dal regista che deve ancora nascondere la sua omosessualità. Luchino Visconti è impegnato anche nelle attività clandestine della Resistenza romana. Nell’ultimo anno di guerra, i fascisti scoprono delle armi in casa sua e lo arrestano. Allora Maria Denis che sa di piacere moltissimi a Pietro Koch, boia e torturatore,  lo incontra, accetta la sua corte, si fa vedere in giro con lui per salvare Visconti. E vi riesce: il regista viene liberato ma non mostra alcuna riconoscenza verso Maria; non vuole più vederla, non vuole più parlare con lei: solo un anno più tardi, nella confusione e nelle vendette del 1946, quando l’attrice viene imprigionata e processata perché “amica”  di Koch, acconsente a testimoniare per lei in Tribunale, liberandola da una accusa infamante, ma senza riconoscrle il merito di avergli salvato la vita. E’  tutto;  e il  dolore per questo mal ricambiato amore, per questa irriconoscenza affettiva la accompagnerà, la tormenterà  sino alla fine dei suoi giorni.

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Per saperne di più:

IL GIOCO DELLA VERITA’  – una diva nella Roma del 1943. di Maria Denis – Baldini e Castoldi Editore

LES SEDUCTRICES DU CINEMA ITALIEN di Stefano Masi e Enrico Lancia, Gremese editore

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