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Le elezioni, il governo, la prepotenza

“E adesso, potete preparare la mia orazione funebre.” (Frase di Matteotti ai compagni di partito, dopo il discorso alla Camera del 30 maggio 1924, con il quale denunciò i brogli dei fascisti durante le elezioni del 1924)

Sapete tutti quello che è successo in questi ultimi giorni. Il partito del premier Berlusconi presenta liste non complete in Lombardia e non li presenta in tempo nel Lazio. Il Tribunale le respinge; piuttosto che chiedere scusa e cercare con l’opposizione un modo per risolvere il problema – perché non è giusto privare anche un solo elettore della possibilità di votare il proprio partito -  il governo, preferisce violare le leggi che regolano la competizione elettorale e violarle a suo esclusivo ed unico beneficio. Tutti gli altri partititi che non sono PDL sono merde secche e merde secche sono gli elettori di quei partiti ovvero – secondo questi signori –  sei in democrazia se sei in 10 a pensarla nello stesso modo, sei fuori dalla democrazia se sei 1  solo  a pensarla  in modo diverso. E a proposito del vantato potere del popolo ( puntello della maggioranza) ricordo che Benito Mussolini godeva del 95% del favore popolare. E guardate che fine ha fatto ma soprattutto che fine ha fatto fare a tutti noi.  Per tornare al presente: violare le leggi perché sono maggioranza e godo del favore popolare è una forma di preoccupante violenza, non è nuova nella Storia e come la Storia ci insegna è una aggressività che non si ferma mai ai primi passi. Ottenuta l’impunità,  chi gestisce queste forme di brutalità,  decide quasi sempre che ogni “no” gli è insofferente e che può andare oltre e l’oltre è sempre maggiore ingiustizia, sempre maggior cancellazione delle regole. E mi chiedo come il nostro Presidente,  alla sua età e con quello che ha visto e vissuto, possa non tener conto di questo pericolo.

Quindi  raccomando la rilettura del film:

Il delitto Matteotti, regia di Florestano Mancini, 1976

e anche il bel documentario di Nelo Risi del 1956.

Roba da topi da cineteche, ma almeno avrete davanti un quadro chiaro di quello che potrebbe prospettarsi per l’Italia nei prossimi anni. E se non li trovate, rileggetevi quelle pagine di storia in particolare dal 1920 al 1935.

Se non per il vostro oggi,  fatelo per il vostro domani.

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