Mer. Gran Canyon

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    Per il mio anniversario, avevamo previsto una escursione in elicottero sul Gran canyon.
    Molte difficoltà per confermare la prenotazione ( fatta dalla Francia quattro mesi prima) ma grazie all’intervento piuttosto “convincente” del nostro figlioccio Vincent da New York) le cose si sono messe per il meglio. Così, siamo pronti alle 9,30 di questo giovedì per prendere la navetta della compagnia Papillon per arrivare al piccolo aeroporto di Bourder City da dove partono gli aerei per il Gran canyon.Alle 9h40, la navetta ancora non si vede. Telefono alla sede di Papillon a Las Vegas,dove mi rispondono di aver lascitato ben 3 messaggi la sera della vigilia al nostro albergo, per comunicarci che l’appuntamento era stato anticipato alle 6H30 del mattino. Dobbiamo dunque ritornare in albergo e attendere nuove istruzioni. Dopo qualche minuto di discussione, arriva la proposta: Prendere un taxi ( a loro spese) raggiungere l’aeroporto e imbarcarsi sull’aereo con l’ultimo volo che parte alle 11h30.
    Scordarsi dell’elicottere, perché la compagnia non intende rimborsare il costo della prenotazione. E siamo solo agli inizi.
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    L’autista del taxi, leggermente handicappato alla gamba sinistra ma certamente non nel cervello, ci spiega che normalmente non prende la strada che indica Bourder City, perché conosce una scorciatoia che ci farà guadagnare del tempo.
    Il problema è che scorciatoia dietro scorciatoia, arriviamo su una strada in costruzione. Ci troviamo di fronte ad uno “scherzo” tipicamente yankee: aspettare l’apertura della strada, o riprendere un’altra scorciatoia? Il problema è che c’è poca benzina nel serbatoio; quindi l’autista dovrà far uso del suo leggendario “piede leggero” Un piede che ci fa arrivare all’ aeroportto quando già il motore del piccolo apparecchio romba sulla pista. Per fortuna erano ancora in attesa dei due passeggeri francesi “poco puntuali”.
    Ci hanno riservato due posti avanti, vicino all’oblò. Ci sediamo e tiriamo un gran sospiro di sollievo. Non molto lungo, però:
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    Siamo sulla pista, stiamo per decollare, quande il pilota ferma tutto e ci comunica che la radio di bordo ha un guasto e che tocca ritornare indietro per ripararlo. Rientro in aeroporto, attesa per una mezz’oretta – in fondo, meglio la radio che il motore – poi di nuovo a bordo. Ripartenza e altra brusca frenata, perché la radio ancora non funziona. Rientro. Con noi ci sono dei giapponesi, degli americani, un tedesco in tenuta da mormone e due sposini spagnoli in viaggio di nozze. La calma regna sovrana. O la rassegnazione? Ci viene proposto di bere qualche cosa a loro spese. Ma sono ormai le 12,30, quindi decidiamo di mangiare e questo è a spese nostre. Il solo cibo non zuccherato è della carne secca, affumicata, accompagnata dall’ inquietante definizione di “gusto americano”. Riappare il pilota, per dichiarare che la Compagnia ha trovato un altro aereo pronto per il decollo, solo che è un modello diverso dal precedente e lui non è sicuro di saperlo pilotare. Ridono solo gli americani. Motori accesi, rullaggio, in volo, Finalmente!

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    Queste alcune foto, per spiegare come tutto il nostro affanno e la nostra rabbia si siano placati davanti a questo spettacolo.
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    Ma non è il mio giorno fortunato; nel scendere dall’aereo rischio di pestare il vomito del tedesco che non è riuscito ad apprezzare in pieno la bellezza del paesaggio. Ha rischiato anche il sacco della mia apparecchiatura. Il resto comunque funzionerà meglio; arrivo al Gran canyon alle 15h, pranzo di anniversario rapido ( mini pizza “Hut”, bicchiere d’acqua, caffè americano) poi proiezione di un documentario sul canyon in U-max. Visita in minibus alla faglia piò spettacolare (South Rim) e ritorno a Las Vegas. Per rimetterci dalle emozioni, e farer un pasto decente, siamo andati a mangiare in un ristorante di “steak”, dove un “sirloin steak” misura 3 cm di spessore. Domani, partenza per Papeete, via L.A.. La notte sarà corta ma certo non sono pronto a dimenticare questo particolare, molto particolare, anniversario!

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