• Film

Navajo Joe

fotogramma  west copia.jpg
Titolo originale:
NAVAJO JOE
Regia: Sergio Corbucci
aiuto regia: Ruggero Deodato Mario Berriatua
Produzione: C.B: Films s.a., Dino De Laurentis Cinem
Dir Prod. ?
Soggetto: Ugo Pirro
Sceneggiatura: Fernando Di Leo, Ugo Pirro, Piero Regnoli.
Cast: Burt Reynols, Aldo Sambrell, Nicoletta Macchiavelli, Fernando Rey, Tanya Lopert, Franca Poleso, Lucia Modugno, Pierre Cressoy, Roberto Paletti, Mario Lanfranchi, Nino Imparato.
Fotografia: Silvano Ippoliti
Musica: Ennio Morricone
Montaggio: Alberto Galletti
Scenografia Aurelio Prugnola
eff. spec. Eros Baciucchi
Formato: 35mm- colore .Eastmancolor Techniscope
Durata: Durata versione italia93’ca.

Data di uscita: 25 novembre 1966 in Italia, 6 dicembre ’67 in USA NY.
Distribuzione: U.A. United Artist
Genere: Spaghetti Western
Nazione: Italia

Trama:
Lanciato con lo slogan:
« Silenzioso, veloce, violento! È Navajo Joe! »
Duncan il meticcio aiutato dal fratello, guadagna un dollaro per ogni scalpo di indiano che riesce a procurarsi ma è crudele e prepotente anche con i bianchi. L’indiano Navajo Joe, aiutato dalle ragazze del saloon, sgomina il cattivo e la sua banda ma muore. E’ uno dei rarissimi “spaghetti-western” che si occupano degli indiani d’America.


spaghetti_western_festival_venezia.jpg

Il Regista:
Sergio Corbucci,  fratello di Bruno Corbucci, il suo primo approccio professionale con il cinema fu come giornalista , ma già nel 1951 fu aiuto-regista di Aldo Vergano e subito dopo, ancora giovanissimo, diresse la sua prima pellicola “Salvate mia figlia”, un dramma popolare a cui seguiranno altre pellicole dello stesso genere.
Spirito eclettico, attraversò vari generi di moda negli anni ‘50 e negli ‘60: il film musicale, la commedia (tra il 1960 e il 1963 diresse Totò in ben sette pellicole) Poi arrivano gli spaghetti western, ed è proprio in questo genere – di cui può essere considerato, insieme a Sergio Leone e Duccio Tessari, tra i principali esponenti – che Sergio Corbucci, abile artigiano della macchina da presa riuscì a dare il meglio, portando nel genere una violenza mai vista (neanche Sergio Leone aveva osato tanto).
Nel 1966 diresse Django, interpretato dall’esordiente Franco Nero, con quel suo tocco “dark”, lugubre, che lo contraddistinse in tutta la sua filmografia western; si confermò come il regista più cinico e violento del genere nel successivo Il grande silenzio (1967, ma uscito quasi due anni dopo), che presenta il finale forse più cinico e disperato del genere.È considerato una pietra miliare del genere spaghetti-western ed è un cult movie conosciuto in tutto il mondo. A confermare l’importanza di questo film, uno dei più importanti musei americani di storia del cinema ne conserva in bacheca una copia.
Famosa la scena iniziale, etichetta del film, in cui Django cammina trascinandosi dietro una cassa da morto

1. Note: Quando Burt Reynolds (al suo primo film) fu contattato per fare Navajo Joe, aveva capito che il film era di Sergio Leone, quando capì che era invece Sergio Corbucci, era troppo tardi per ritirarsi…(se non è vera, è ben costruita!) Riportano le cronache che Reynolds giudicò questa la peggiore esperienza della sua vita e che “ il film era così brutto che andava proiettato solo nelle carceri, dove la gente non poteva fuggire”
Un errore di edizione (o voluto?) è quello che riguarda la scena di Duncan che toglie lo scalpo a una donna morta, gli occhi di lei si muovono prima che la scena venga tagliata. (Su questo sospendo il giudizio!)

2. Note: Quentin Tarantino riprende la traccia della musica che Morricone compone per il film e la utilizza, nel 2004, in Kill Bill vol2: nei titoli di testa e nel combattimento tra la sposa ed Elle Driver si sentono le note di “Una forma del destino”. Sotto la scena della “mossa delle cinque dita” nel finale, la traccia musicale è “La fine di Barbara e il ritorno di Joe” Una citazione ed una strizzatine d’occhio ai critici!

Inserisci un commento

Modulo di inserimento