Django

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    Titolo originale:
    DJANGO (1966)
    Regia: Sergio Corbucci
    aiuto regia: Ruggero Deodato
    Produzione:
    Dir Prod. Manolo Bolognini e Sergio Corrucci per la BRC Prod.srl., Tecisa.
    Soggetto: Sergio e Bruno Corbucci
    Sceneggiatura: Sergio e Bruno Corbucci
    Cast: Franco Nero, Jose’ Bodalo, Loredana Nusciak, Gino Pernice, Simon Arringa, Giovanni Ivan Scratuglia.
    Fotografia: Enzo Barboni
    Musica: Luis Bacalov
    Montaggio: Nino Baragli
    Scenografia Carlo Simi
    eff. spec. ?
    Formato: 35mm- colore .Eastmancolor
    Durata: Durata versione italia 90’ca./ versione spagnola’/.

    Data di uscita: In Italia 6 aprile 1966 in Spagna 21 settembre 1967
    Distribuzione: Argent Film ltd
    Genere: Spaghetti Western
    Nazione: Italia/Spagna

    Trama:
    In un paesino, dimenticato persino da Dio, si fronteggiano ormai da tempo, una banda di bianchi comandati da Jackson ed un gruppo di messicani.Jakson è tra le altre nefandezze, responsabile della morte di una donna. In città arriva Django, che cova risentimento nei confronti di Jackson sia per motivi economici sia perché vuole di vendicare l’assassinio della donna che era sua moglie. I cattivi avranno la peggio.Se l’inizio è indimenticabile, il finale non è da meno.

    spaghetti_western_festival_venezia.jpgIl Regista:
    Fratello di Bruno Corbucci, il suo primo approccio professionale con il cinema fu come giornalista , ma già nel 1951 fu aiuto-regista di Aldo Vergano e subito dopo, ancora giovanissimo, diresse la sua prima pellicola “Salvate mia figlia”, un dramma popolare a cui seguiranno altre pellicole dello stesso genere.
    Spirito eclettico, attraversò vari generi di moda negli anni ‘50 e negli ‘60: il film musicale, la commedia (tra il 1960 e il 1963 diresse Totò in ben sette pellicole) Poi arrivano gli spaghetti western, ed è proprio in questo genere – di cui può essere considerato, insieme a Sergio Leone e Duccio Tessari, tra i principali esponenti – che Sergio Corbucci, abile artigiano della macchina da presa riuscì a dare il meglio, portando nel genere una violenza mai vista (neanche Sergio Leone aveva osato tanto).
    Nel 1966 diresse Django, interpretato dall’esordiente Franco Nero, con quel suo tocco “dark”, lugubre, che lo contraddistinse in tutta la sua filmografia western; si confermò come il regista più cinico e violento del genere nel successivo Il grande silenzio (1967, ma uscito quasi due anni dopo), che presenta il finale forse più cinico e disperato del genere.È considerato una pietra miliare del genere spaghetti-western ed è un cult movie conosciuto in tutto il mondo.A confermare l’importanza di questo film, uno dei più importanti musei americani di storia del cinema ne conserva in bacheca una copia.
    Famosa la scena iniziale, etichetta del film, in cui Django cammina trascinandosi dietro una cassa da morto
    1. Note: Nel finale in cui Django elimina il suo antagonista ed altri cinque suoi scagnozzi in un duello, è da sottolineare, un errore: si sentono sette spari provenire dalla pistola del protagonista, quando la pistola può caricare solo sei proiettili. Per molti fanatici del genere il settimo sparo che si ode viene considerato un ipotetico colpo “spirituale” sparato dalla moglie.

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