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Leinì, i ricordi, la ‘ndragheta

…e il malaffare

Per il mio lavoro teatrale Io ancora mi ricordo, avevo messo in cantiere la possibilità di farne una rappresentazione a Leinì e per ovvi motivi: sono nato in quel paese, mio padre ne guidò la condotta dal 1934 al 1950 ( fatta eccezione per il periodo bellico) e quindi il  paese e la sua gente sono ovviamente presenti nel racconto teatrale. Questa estate  (2011) ero andato a dare una occhiata; ma avevo trovato un paese distrutto, senza più alcuna personalità: strada strette soffocate da palazzi enormi; cambiati i numeri civici, distrutto l’accogliente viale che conduceva alla Madonnina dei miracoli; un traffico  infernale; sensi unici gestiti alla rinfusa. Malgrado tutto – si resta comunque legati al luogo dove si è nati anche se non si può più parlare di luogo – mi restava la speranza di allestire uno spettacolo sulla piazza del comune o il quella della chiesa maggiore, o al cinema auditorium di Piazza Don Matteo Ferrero. Nel mese di novembre, provo a scrivere all’Assessore alla cultura del comune per sapere se era possibile reperire vecchie fotografie da aggiungere allo spettacolo; nessun numero e-mail sembra essere corretto. Spedisco per posta; nessuna risposta, ancora. Poi, ieri sera, vedo “Presa diretta” dove si parla di un paese invaso dalla ‘Ndragheta calabrese, con un sindaco in galera e suo figlio, sindaco a sua volta, costretto alle dimissioni. E quel paese è Leinì. E capisco perché mai si  sia potuto arrivare allo scempio di un intero paese. Non era bella Leinì, nemmeno quando io ero ragazzino, ma aveva una sua fisionomia, un suo disegno di “porta” del canavesano. Le estati erano torride e gli inverni gelidi ma le famiglie avevano uno loro dignità, un loro darsi la mano e aiutarsi secondo la migliore tradizione dei vecchi piemontesi. E basterebbe leggere la lettera che il sindaco scrisse a mio padre,  costretto dalla tubercolosi contratta in guerra  a lasciare la condotta,  per rendersi conto dei sentimenti che alimentavano quel piccolo pezzo di società umana. E adesso non so come fare; proverò ancora, ancora con la speranza di trovare uno spiraglio perché mai come in questi momenti, i ricordi sono importanti e possono aiutare a trovare le antiche strade, quelle  che vanno verso luoghi sicuri.

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Commenti [2]

  1. luigi Says:

    Anche io vivo a Leinì. E non è solo quella che si vede in tv. Scrivimi, se puoi….

  2. Giulio Berruti Says:

    Non ho certo parlato male dei leinicesi ma di coloro che hanno mal governato per speculare terreni e voti. La violenza operata su Leinì mi sembrava assurda, e la televisione mi ha spiegato quello che non riuscivo a capire… Tanti luoghi d’Italia sono stati massacrati dalla speculazione, questo, per ovvi motivi mi ha addolarato di più. Forse i leinicesi hanno per troppe volte sbagliato a votare?.