• Luce e Colore

Enrico Viarisio

ENRICO VIARISIO_  (Torino, 3 dicembre 1897 – Milano, 1º novembre 1969) è stato un attore e cabarettista italiano. Alto, sottile, elegante, baffetti alla “ vigliacca” capelli sempre in ordine grazie alla brillantina, una voce bene impostata,  Enrico Viarisio – una passione sfrenata per il teatro – riesce a farsi notare quasi subito dalla grandi compagnie di giro. Ha appena vent’anni, quando viene assunto da una quotata compagnia del tempo la Carini, Gentili, Baghetti come primo attor giovane.

Di lui si dice che sia allegro, volenteroso, instancabile e così arriva ai grandi attori di quegli anni, come Dina Galli, Renato Cialente, Nino Besozzi, Antonio Gandusio, Annibale Beltrone. Forse,  quella sua aria svagata, quel senso ironico che ne caratterizza lo sguardo, quel sorriso che –  anche  non più giovanissimo,  conserva l’aria di un ragazzo incapace di prendere  qualunque cosa sul serio –  segnerà  comunque la sua carriera più che prestigiosa in ruoli minori o in forti caratterizzazioni. C’è poi, da parte sua, una qualche forma di insicurezza che non gli permette di affrontare ruoli più impegnativi, quasi preferisse rimanere se stesso, come è stato scritto:

“ Enrico Viarisio – è questo è il suo maggior merito – rimase fedele a se stesso, imperturbabilmente fedele a se stesso, l’unico viveur del cinema italiano anche in pieno regime”.

Al cinema arriva nei primi anni del sonoro; il suo primo lavoro è con Alessandro  Blasetti, nel 1933. Poi, prosegue instancabile per oltre cento pellicole e senza mai abbandonare il teatro di impegno o la Rivista leggera. Affronta anche occasioni “ di autore” come quella che Fellini gli offre nei Vitelloni ( 1953), dove interpreta  il ruolo del padre di Moraldo. Partecipa  poi ad una serie infinita di film “musicarelli “ al fianco di cantanti che diverranno famosi. Lui – e forse è una delle tante conferme  al  suo sorriso ironico – vedrà la sua popolarità raggiungere vette incredibili, quando esclamerà in alcuni Caroselli, in risposta all’offerta del panettone Alemagna, da parte di Lia Zoppelli ( un’ altra grande del nostro teatro): «Ullallà, è una cuccagna!».

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