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Il Decameron, trama e note

IL DECAMERON  di PIER PAOLO PASOLINI Cast de Il decameron di PP Pasolini

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Genere, Genre: commedia

Trama-Plot:

Le novelle di Ser Ciappelletto, ladro, lenone, assassino e dell’ allievo di Giotto che deve affrescare le pareti della chiesa di Santa Chiara,  legano gli altri sette racconti: Ser Ciappelletto è un ladro, un assassino e “ puro un poco recchione”;  ma giunto in punto di morte, con una confessione fasulla riesce a farsi credere un santo; e così sarà adorato.  L’allievo di Giotto, interpretato da Pasolini, è un pittore che sogna la Madonna e le immagini dell’Inferno e del Paradiso. Visto con attenzione, questo episodio -  che chiude il film con un brindisi –   rielabora il lavoro del regista sul set  e la sua personale visione di cosa è l’ Inferno e di cosa è il Paradiso. Altri “racconti”: Masetto da Lamporecchio, ortolano, si finge scemo e sordomuto per mettersi al servizio delle monache del convento, tutte curiose di sperimentare le delizie che possono derivare dal giacere con un uomo, salvo poi gridare al miracolo quando Masetto cessa di essere muto; Peronella si fa soddisfare da un giovane suo amante mentre incita lo stupido marito, ignaro e contento, a pulire con cura l’interno di un orcio; Caterina, con la scusa della calura, dorme sul balcone per ricevere la visita del suo innamorato e si prende poi teneramente cura dell’”usignolo” del suo ragazzo; Gemmata viene posseduta, sotto gli occhi del marito, da don Gianni che furbescamente dichiara di star mettendo in atto un incantesimo per trasformarla in cavalla; Lisabetta conserva la testa dell’amato, ucciso dai propri fratelli, in un vaso di basilico. Tingoccio torna dall’aldilà, secondo un patto stipulato con Meuccio (che non vuole avere rapporti con le donne poiché ritiene che ciò lo condanni all’inferno), assicurandolo che lassù far l’amore non è considerato peccato e che quindi, se lo farà, meriterà il Paradiso.

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2. Note-Notes: Ruoli e attori principali: Franco Citti: Ser Cepparello; Ninetto Davoli: Andreuccio da Perugia, Jovan Jovanovic: Rustico  Angela LucePeronella, Pier Paolo Pasolini: un allievo di Giotto, Giuseppe Zigaina: frate confessore, Vincenzo Amato: Masetto da Lamporecchio, Guido Alberti: un ricco mercante, Gianni Rizzo: il padre superiore, Elisabetta Genovese: Caterina, Silvana Mangano: la Madonna.

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3. Note-Notes: Il Decameron, riceve l’ Orso d’Argento al Festival di Berlino il 29 giugno 1971. Il film incassa in Italia più di quattro miliardi, cifra impensabile per un film di Pasolini.il successo diede la stura ad innumerevoli film sullo stesso tema ed ispirati tutti – con maggiore o minore fedeltà – al Decamerone di Giovanni Boccaccio. Ricordo, a titolo d’esempio, il famoso Decameron proibitissimo – Boccaccio mio statte zitto…( 1978 regia di Marino Girolami)

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4. Note-Notes: Il Decameron venne denunciato alla Procura di Trento, luogo della prima proiezione pubblica il 26 agosto 1971 ma la denuncia venne archiviata dal giudice istruttore; malgrado questa sentenza, molti procuratori della Repubblica, in altre regioni d’Italia, decisero il sequestro del film nella loro zona, mentre un esercito di cittadini italiani benpensanti inoltrava indignate denunce.  Il tribunale di Trento, rivendicando la propria competenza territoriale, ne ordinò sempre il dissequestro. Quel Pretore passava per essere un uomo di vedute moderne; per questa ragione, in quegli anni, molti film in odore di sequestro venivano proiettati per la prima volta sul territorio nazionale, a Trento. La Procura più temuta era invece quella dell’Aquila dove un superzelante giudice sequestrava praticamente di tutto, dai film ai fumetti, alle riviste. Quel giudice ispirò anche un film.

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5. Note-Notes: Nel 2001 sono usciti, a cura di Walter Siti e Franco Zabagli, nei Meridiani Mondadori due volumi, Pasolini per il cinema, comprendenti tutte le sceneggiature e trascrizioni dei film realizzati, oltre ai commenti per documentari, alle sceneggiature in collaborazione e materiali per film altrui, alle idee, soggetti, trattamenti, alle “confessioni tecniche” e altro, alle interviste e dibattiti sul cinema.

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6. Note-Notes: dalla critica: “Dal Decameron (1349-53) di G. Boccaccio Pasolini ha tratto 7 novelle, tutte ambientate a Napoli e dintorni; le ultime sono intercalate dalla storia di un allievo di Giotto.  Della cosiddetta “trilogia della vita” (Il Decameron, I racconti di Canterbury, Il fiore delle Mille e una Notte), è il film più trascinante, ilare e lieto. Come gli altri due, ha al centro l’esaltazione di una felicità e di una vitalità – che è soprattutto sesso – idealizzate e astoriche in cui un’incombente presenza di morte ricorda, secondo moduli di tradizione decadentistica, che la conciliazione è impossibile. Perciò c’è chi (L. Miccicché) – collegando i tre film a Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) – ha parlato di “tetralogia della morte”. Orso d’argento al Festival di Berlino, fonte in Italia di roventi polemiche (a destra per le offese al “comune sentimento del pudore”, a sinistra per il suo disimpegno ideologico), incassò sul mercato italiano più di 4 miliardi, cifra da primato, scatenando un’orda di imitazioni che costituirono un filone a parte. ( Il Morandini, di Laura Luisa e Morando Morandini, Zanichelli Editore)

7. Note-Notes: dalla critica su internet: ” IL Decameron è un film vitale, sottratto all’ideologia e ricco di visività ed espressività. I richiami simbolici sono sempre presenti, su tutti il volto di Silvana Mangano incarnante la Madonna. Riunitosi agli inseparabili Franco Citti e Ninetto Davoli, ritaglia un ruolo anche per se stesso (ma era destinato al poeta Sandro Penna che all’ultimo rifiutò): un allievo di Giotto che deve affrescare le pareti della Chiesa di Santa Chiara. Completata l’opera, l’allievo pronuncia le parole che chiudono la pellicola: “Perchè realizzare un’opera quando è così bello sognarla soltanto?” Il poeta, in fondo, vede già in sé la compiutezza della sua ispirazione che potrebbe sempre fuoriuscire diversa da come è stata pensata o sognata “. (tutto l’articolo è su Jankelot)

8. Note-Notes:  dalla critica “ Dieci film in dieci anni. Pier Paolo Pasolini ha motivo di essere soddisfatto del suo bilancio: comunque la pensiate sui poeta, il narratore e il polemista, non vorrete negare un occhio di riguardo a colui che negli anni Sessanta ha rappresentato una delle voci più crude e più frcsche del cinema europeo. Ma in quale modo Pasolini ora festeggia il decimo anniversario delle sue nozze con lo scherni col Decameron, ossia tirando la martinicca per frenare non incenerire la sua irrequietudine ideologica che lo sballotta fra Marx e Cristo, e per costringere la sua aristocratica fantasia estetizzante nell’affresco trecentesco a gloria del cinema di consumo e delle tanto disprezzate platee di giovinacci. “ (Giovanni Grazzini, Il Corriere della Sera )

9. Note-Notes: ” dalla critica su internet: “  Pasolini gira il suo Decameron, ispirato alle novelle di Boccaccio nel 1970, suscitando vasta eco, anche di scandalo, per l’audacia di molte scene. Seguiranno poi I racconti di Canterbury nel 1972 e Il fiore delle Mille e una notte nel 1974, che col primo film verranno a comporre la “trilogia della vita”, come la definisce l’autore stesso. Nel 1975 Pasolini spiega così le ragioni che lo hanno spinto a comporre la trilogia, e soprattutto a dare tanto rilievo “alla rappresentazione dei corpi e del loro simbolo culminante, il sesso”. In primo luogo quella rappresentazione si inseriva nella lotta per la democratizzazione del diritto di esprimersi senza divieti e censure e per la liberalizzazione dei costumi sessuali, che erano stati “due momenti fondamentali della tensione progressista degli anni Cinquanta e Sessanta”. In secondo luogo, in un momento di “crisi culturale e antropologica” come la fine degli anni Sessanta, in cui il trionfo “della sottocultura dei mass-media” cancellava le antiche forme di vita della civiltà contadina e proletaria italiana, introducendo un’omologazione che appiattiva e spersonalizzava ogni suo aspetto e toglieva ogni autenticità della vita, sostituendovi realtà falsificate e inautentiche, l’innocenza dei corpi popolari, insieme con ” l’arcaica, fosca, vitale violenza” del sesso, sembrava allo scrittore-regista l’ultimo baluardo per difendere l’autenticità minacciata. Per questo Pasolini si volge al Decameron (come poi a I racconti di Canterbury di Chaucer e a Il fiore delle Mille e una notte) come fonte di una visione innocente del sesso, piena di immediata vitalità: donde il titolo complessivo, Trilogia della vita. L’operazione cinematografica si inseriva nell’aspra polemica che lo scrittore conduceva nello stesso periodo, attraverso saggi, articoli, poesie, romanzi, contro la mutazione antropologica e l’omologazione prodotte dalla trasformazione neocapitalistica della società italiana e dal dominio dei mezzi di comunicazione di massa. ( leggi l’articolo completo su Wikipedia)

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10. Note-Notes: Alberto Moravia e il Decameron

vedi immagini del film Il decameron di PP Pasolini

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Commenti [1]

  1. Skywalkr Says:

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