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Ossessione, le critiche

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OSSESSIONE, le critiche

Raul Radice: “ Donde nasce il disagio che ci procura questo film per molti aspetti più che notevole? Collocata la vicenda in una regione italiana della quale sono messe in evidenza anche le abitudini a costumanze particolari, i personaggi ogni poco escono dall’ambito regionale ( quello della bassa ferrarese) che è stato loro imposto e si rivelano quali sono veramente, astrazioni o fantasmi di un mondo difficilmente definibile. Peccato perché tecnicamente Ossessione è un film allestito molta sapienza e, qualora si escludano ritorni e lentezze irritanti, rivela capacità singolari.” ( Corriere della Sera, 11 maggio 1944)

Fabrizio Sarazani: “ E’ la prima volta o quasi che un regista italiano si è dedicato alla realizzazione di un film con tanto ispirato ardore e disinteresse, misurand gli effetti e le inquadrature con pazienza di miniaturista, scavando e cesellando i particolari con una morboso e febbrile attenzione tecnica. (…) La forza di persuasione di Ossessione nasce dallo stile che è tutto misura e eleganza pittorica (…) e la perfetta orchestrazione degli interpreti guidati e controllati con disciplina militaresca rendono questo film di Visconti un’opera che merita il nostro plauso e, nello stesso tempo, il nostro rammarico, poiché avremmo preferito che questa perizia e questo zelo si fossero indirizzari su un racconto non schiavo di tanto materialismo tragico.” ( Il Tempo, 11 aprile 1945)

Morando Morandini: “ Dal romanzo Il postino suona sempre due volte (1934) di James Cain: malmaritata a un uomo più vecchio di lei, una donna induce un giovane vagabondo di cui è diventata l’amante a uccidere il consorte in un incidente automobilistico truccato. Qualcosa di più di un film: una bandiera, un manifesto, un simbolo. Memorabile esordio di Visconti, aprì la strada al neorealismo postbellico, agganciò il cinema italiano alla cultura europea della crisi, fu la scoperta di un’Italia amara, fatta con violento pessimismo, tramite il filtro del romanzo nordamericano e del realismo francese di J. Renoir. Nonostante difetti, eccessi, compiacimenti estetizzanti, un ammirevole esempio di fusione tra realismo e decadentismo. Il romanzo di Cain fu filmato dal francese P. Chenal (1939) e dagli americani T. Garnett (1946) e B. Rafelson (1981).” ( Dizionario dei film, Zanichelli editore)

Fernando Di Giammatteo: “ Sceneggiato e allestito fra il 1941 e l’inizio del 1942, girato nell’estate e nell’autunno dello stesso anno, presentato nel giugno del ‘43 in alcune città e più volte ritirato dalla circolazione per gli interventi dell’autorità prefettizia, Ossessione ebbe una carriera breve, quasi clandestina. Ricompare nel dopoguerra, in diverse occasioni che finiscono inevitabilmente per assumere un carattere retrospettivo. Considerato il film capostipite del neorealismo, fu sottoposto a numerose revisioni critiche. L’ambizione realistica si risolve nell’attenta ricostruzione dell’ambiente di fondo, e sul fondo resta. In primo piano si sviluppa, occupando tutto lo spazio e organizzandosi in uno stile evocativo di sapiente raffinatezza, il nodo psicologico di un amore impossibile, dominato dalla misoginia. Visconti indugia nella creazione di atmosfere cariche di “presagi”, immerse nel buio della notte e in ambienti chiusi. Insiste, con ammirevole coerenza, nell’analisi di una disperazione esistenziale che prende a prestito dal naturalismo e dal cinema francese contemporaneo asprezze morbosità e languori ai quali l’ambiente (la “bassa” padana, i quartieri popolari di Ancona e di Ferrara) rimane estraneo. Con Ossessione nasceva un autore più che una corrente artistica.” ( 100 Film da salvare, Mondadori editore, 1978)

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