• Luce e Colore

I divi e la grande guerra

Lida Quaranta

Il divismo in Italia nasce incoraggiato dalla grazia sensuale di Lyda Borelli, Francesca Bertini , Leda Gis, Lida Quaranta e la meno ricordata ma non per questo meno attraente Pina Menichelli.

Gli attori maschi che riscuotono il maggior successo fra il pubblico amante del cinema, sono Emilio Ghione e Mario Bonnard, mentre il famosissimo Bartolomeo Pagano,  interpreta per il morale dei soldati Maciste alpino e Maciste bersagliere. Fra le dive fatali, già citate, credo che la palma spetti alla Bertini, popolarissima tra i militari al fronte.

francesca bertini

Da ricordare anche Lyda Borelli ( 1884-1958) che aveva raggiunto il successo e l’ammirazione, non solo degli uomini, nel 1913 con Ma l’amor mio non muore. I fiumi di lacrime versate in particolare nella ultima scena, quando spira tra le braccia dell’amato sussurrando: “…ma l’amor mio, non muore!”  spingono centinaia di donne ad imitarla dando origine ad un fenomeno chiamato appunto “borellismo” neologismo accettato dal vocabolario della lingua italiana. Lyda Borelli, nel periodo della Grande Guerra gira 11 film. Di questi, ricordiamo La Marcia nuziale, Malombra, tratto da una novella di Antonio Fogazzaro (che figura tra gli sceneggiatori del film) e la Leggenda di Santa Barbara. Lyda Borelli lascerà il cinema nel 1918 al culmine della sua popolarità, sposando il nobile Vittorio Cini, e andando a vivere in Svizzera.

Leda GysLeda Gis ( Roma, 1892, 1957) interpreta, nel 1916 , la figura della madonna nel kolossal religioso Christus, ma i suoi ruoli preferiti sono quelli di una napoletana allegra, spigliata e generosa. Durante il periodo della guerra è protagonista di 28 film; l’ultimo di quel periodo sarà Leda senza Cigno tratto da una novella di Gabriele D’annunzio.

Pina Menichelli è  finita, purtroppo, nel dimenticatoio; eppure è stata attrice di grande talento e bellezza; la prima, tra l’altro, a credere nella qualità del regista e della sua importanza nella confezione di un’opera cinematografica e la prima a cadere sotto il maglio della censura del governo Giolitti. Era infatti possibile ammirarla nuda, anche se coperta di piume, nel film Il fuoco (1915).

Come nudi saranno tutti gli italiani, alla fine del conflitto.

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