• La Sceneggiatura

L’appuntamento, scaletta

Autore: Sergio Monetta

Questo è una buon trattamento. I personaggi sono finalmente ben delineati; la storia è scorrevole. Possiamo ora organizzarci per arrivare alla sceneggiatura, ovvero alla costruzione delle scene secondo la grammatica filmica dei campi e dei piani.

1 .LA PIAZZA DI UNA GRANDE CITTA’. UN BAR ALL’APERTO. EST/GIORNO

La piazza è circondata da palazzi d’epoca, di colore giallo.
I Tavoli del bar e le poltrone sono in vimini. Il dehors del bar è in legno chiaro. Stile coloniale. La luce del sole è intensa e diffusa sull’intera piazza.
Il tavolo al quale siedono Giulia e Dario è parzialmente coperto da un ombrellone di tela beige. Giulia indossa un sensuale tajeur giallo mentre siede, in posizione comoda, con le lunghe gambe accavallate. E’ bionda. Capelli ondulati. Corpo sinuoso e morbido. Dario è in abito di lino beige con camicia azzurra e cravatta di seta, color oro. Ha i capelli corti e brizzolati. Il cameriere, in tenuta completa, piuttosto elegante, serve loro due aperitivi. Dario è attento, un po’ teso. Si avverte che non è a suo agio nel ruolo del fedifrago. Il suo atteggiamento è visibilmente alterato. Si guarda attorno continuamente con l’espressione di un bambino dedito a rubare la merenda di un compagno di classe durante l’ora di ricreazione.
La sua eleganza, un po’ eccessiva per un incontro mattutino, lo rende bizzarro, quasi ridicolo. Ed il suo modo di fare ancor più.
Giulia annusa la sua preda. Percepisce la sua paura. Ci gioca su, crudele, come il gatto col topo. La sua femminilità è prorompente. Dario è sopraffatto, da ogni punto di vista. Giulia appare ai suoi occhi come un totem, una dea, che incombe su di lui con una immane potenza erotica.
La scena ha tinte forti, inquadrature ravvicinate e molto ritmate. I personaggi accentuano i loro caratteri e l’atmosfera ha un sapore grottesco.

DARIO

Sei un demonio. Sei riuscita a farmi fare ciò che che non ho fatto mai in due anni di matrimonio…

GIULIA

Era ora! ..non credi? Vuoi morire fedele? …Saresti l’unico al mondo. …Eppoi non hai fatto ancora niente …..(allusiva).

DARIO

Ma credi che non lo desideri? ….Ho paura …(abbassa il tono di voce) ho paura di mandare tutto a monte: il matrimonio, lo studio…sarebbe un casino!

GIULIA
(canzonatoria) Tu..hai paura di mandare tutto a monte? Ma se mi hai dato appuntamento nella piazza principale della città in pieno mattino!
No..la verità è che tu vuoi mandare tutto a monte…e (ammiccante) ti assicuro che ne vale la pena….

DARIO
(guardandosi attorno, preoccupato)
Non è vero, cioè….non lo so…forse ….forse ho sbagliato a farti venire qui….

(Giulia, taglia corto: si protende verso di lui con atteggiamento predatorio).

GIULIA

“Non vedo l’ora di sentirti dentro di me…!

Dario esita per qualche istante, rosso in volto, come se volesse dirle qualcosa. Poi, all’improvviso, le afferra la mano, fissandola negli occhi per alcuni attimi. Fruga nella tasca con l’altra mano e tira fuori alcune banconote, che ripone sul tavolo. Quindi si alza e si allontana con passo deciso tirando Giulia con sé.
E’ la resa! Dario è andato. Il suo self-control è stato liquefatto dallo sguardo crudo e determinato di Giulia, da quella sua frase che lo ha penetrato e gli è scorsa giù fino al ventre. Giulia appare divertita. Il duello è vinto, in pochi minuti. Facile!

2. IL PERCORSO DAL BAR ALL’ALBERGO. EST/GIORNO

La zona è chiusa al traffico. L’albergo è situato in un angolo defilato dell’ampia piazza. Il suo ingresso è attraverso un antico portone in legno di quercia. Accanto al portone, la vetrina di un fiorista.
Dario e Giulia transitano davanti al fioraio e si fermano presso il portone dell’albergo. Dario tiene Giulia per mano con decisione. I due sono ansiosi di consumare fino in fondo il loro incontro. Dario fà per battere la maniglia d’ottone affinchè qualcuno venga ad aprire il portone, ma scorge il negozio di fiori e ferma la mano. Bacia Giulia e le chiede di chiudere gli occhi e di aspettare lì per qualche minuto. Giulia ride e si copre gli occhi. Dario si affretta nel negozio. Dopo pochi istanti ne esce con un fascio di rose rosse in mano. Raggiunge Giulia, che continua ad attenderlo con gli occhi chiusi sullo scalino di marmo antistante il portone dell’albergo, e la bacia nuovamente, mentre le accarezza la guancia con i petali dei fiori appena comprati. Il viso di Giulia si illumina in un sorriso appassionato, mentre ella riapre gli occhi . Dario bussa alla porta, che si schiude dopo pochi istanti, e i due scompaiono nell’albergo.
Anche in questa scena Dario appare alquanto impacciato. Egli cerca di scaricare la tensione che ha dentro aggrappandosi maniacalmente a formalismi talmente eccessivi da risultare comici. Nonostante ciò Giulia non è infastidita: anzi! L’imbarazzo di Dario è una misura del suo potere su di lui. Ora si tratta solo di decidere verso quale scopo muovere i fili…

3. IL PERCORSO DAL BAR ALL’ALBERGO. EST/GIORNO

Marta volta l’angolo della piazza accanto all’albergo. Veste un tajeur grigio scuro ed un top bianco perla. Ha i capelli neri, lisci, lunghi. Gli occhi grandi, neri, liquidi. La carnagione chiara, color latte. Ha lo sguardo assorto. E’ come se la sua mente fosse lontana. Il suo incedere è lento, inesorabile. Intorno a lei, all’improvviso, si scatena una raffica di vento. Dalla parte opposta della piazza, il tavolino dove sedevano Giulia e Dario viene capovolto e le sedie spostate. I camerieri si affrettano a sistemare ciò che è stato mosso. In celo, il sole si è oscurato. Una nuvola passeggera ha creato l’effetto buio di un’ecclissi. Marta transita davanti al portone dell’albergo, rivolge lo sguardo ad esso, in modo distratto, inconsapevole,
L’atmosfera di questa scena è totalmente diversa da quella precedente. Le tinte forti, il sole che splende nella piazza, il carattere buffo dell’incontro dei due amanti lasciano il posto alla luce grigia di una giornata ottobrina che porta con se un presagio oscuro. Il cambiamento è rapido ma progressivo. Avviene in pochi istanti. Prima il vento, all’apparire di Marta. Poi l’oscuramento del sole. Infine le sedie ed il tavolo del bar rovesciati dal vento tra il vocìo sorpreso e divertito degli avventori, che pensavano di poter trascorrere qualche attimo di relax sorseggiando un aperitivo al sole.
Alla fine Marta entra nel negozio di fiori.

4. NEGOZIO DEL FIORAIO. INT/GIORNO

L’ingresso di Marta nel negozio segna il passaggio ad una scena dai ritmi lenti e tranquilli, in contrasto con la bufera di qualche attimo prima. E’ come un’oasi, nella quale la donna e gli spettatori si rifugiano in attesa di ciò che avverrà poi.
Il negozio è molto curato e molto ampio. Al suo interno è installato un gazebo di ferro battuto, avvolto da rampicanti.
La luce è sul grigio/azzurro a causa delle vetrate smerigliate. L’atmosfera è molto rilassante e ricorda quella dei giardini inglesi coloniali di fine ottocento.

Marta entra. All’ ingresso non c’è nessuno. Si guarda attorno, in cerca di un commesso o del proprietario. Una voce maschile, di una persona anziana, proveniente dalla sala più interna, la invita a non aver timore e a farsi avanti.
E’ una voce intima, quasi familiare. Riesce a farla sorridere e a farle abbandonare quello sguardo tenebroso e assente che l’ha accompagnata finora.
Marta procede ed entra nella sala antistante il gazebo. Sembra un piccolo angolo fuori dal mondo. Immersa tra le piante, la testa argentea di un uomo sulla settantina chino su alcuni vasi pieni di fiori dai colori magnifici. L’uomo indossa una camicia celeste arrotolata ai gomiti ed un pantalone classico, grigio. Egli si volta e le sorride. Ha un aspetto rassicurante, paterno. Marta nota subito il suo stile sobrio e schietto.

MARTA (timida)

Vorrei…vorrei comprare una pianta…una pianta di orchidee.

FIORISTA

Ah bene!…Forse posso esserle d’aiuto (in tono scherzoso)
Per la verità stavo proprio lavorando ad alcuni vasi di una specie rara, proveniente dalla Thailandia.
(ne solleva una ) Ecco! Le piace, Orchis Paphilopedilum è una delle più affascin….

MARTA (interrompendolo)

Mmh .. e quella lì in fondo, quella con i riflessi azzurri.. ?

L’uomo resta qualche attimo interdetto, a bocca aperta, come se non avesse inteso bene, con lo sguardo un po’ contrariato. Il magnetismo che la donna emana non gli impedisce di stigmatizzare, con un’espressione ostentatamente stupita, quell’intervento un po’ scortese. Si volta lentamente e osserva la pianta che Marta gli ha indicato, mantenendo l’altra tra le mani

FIORISTA
(mezzo ironico, mezzo scherzoso, come se stesse parlando ad una bimba capricciosa).

Va bene! D’accordo signorina! come Lei desidera.

L’uomo ripone la pianta che aveva in mano ed afferra quella scelta da Marta.
La solleva e la tiene a mezzaria, come un trofeo.

FIORISTA
(prendendo Marta un po’ in giro, con un ampio e finto sorriso, in stile venditore di auto texano)

Ottima scelta!

I due si spostano nella sala d’ingresso dove è sistemata la cassa.
Il fiorista prepara una confezione per la pianta.

FIORISTA

Orchidee. Bellissime. Ma sa da dove prendono il loro nome? (Marta fà cenno di non saperlo).
È una storia molto curiosa. Deriva da Orchis, il nome di un bellissimo giovane della Grecia antica, molto….focoso, diciamo così, il quale, secondo la mitologia, osò oltraggiare una sacerdotessa durante un rito in onore di Dioniso e che per questo fu condannato dagli Dei a morte orribile. Lo sapeva?

MARTA
(incupita)
No..No. Non ne avevo mai sentito parlare prima.

FIORISTA
(cambiando argomento)
E’ un regalo?

MARTA

No…è per un quadro. Voglio dipingerla.

FIORISTA
(sorridendo con simpatia)
Ah! È un’artista!

MARTA
(con un tiepido sorriso)
Diciamo così. La ringrazio.

FIORISTA
A lei! Spero di rivederla.

MARTA

Si. Lo spero anch’io. Arrivederla..e grazie di nuovo.

Marta esce con la piante di orchidee tra le mani.

5. LA CASA DI GIORGIO. INT/ GIORNO

L’arredamento dell’appartamento è moderno, funzionale. Prevalgono colori chiari, la mobilia è bianca. C’è molta luce, ma una luce fredda, metallica. I soprammobili hanno forme molto particolari, originali. Lo stile degli interni è quella tipico delle architetture scandinave. Giorgio sembra più uno scrittore che un tecnico elettricista. Veste un maglione di cashemere color avion sotto a una giacca grigia, ed un paio di jeans blu scuro. I capelli un po’ lunghi e scomposti, la barba leggermente incolta e lo sguardo distratto, pensieroso.
La scena dovrebbe essere accompagnata dal silenzio più assoluto. Occorre creare attesa.Si odono solo i rumori degli oggetti spostati o toccati dal movimento di Giorgio: la sedia il frigo, l’acqua del rubinetto. Questi suoni andrebbero filtrati con un leggero effetto “eco”. La luce azzurra prevalente, insieme ai pochi suoni amplificati, deve creare un effetto psichedelico, surreale. Giorgio è l’altro elemento, insieme alla pianta, necessario affinchè la inconsapevole vendetta di Marta venga compiuta. Anche Giorgio, come Marta, appare assorto, distante. Anche lui avverte che quel giorno non è un giorno come tutti gli altri. Prima di uscire di casa, indugia, compiendo in modo troppo consapevole gesti normalmente svolti in modo automatico, come se avvertisse che è l’ultima volta che li vive in quel modo.
E’ nel soggiorno. La borsa con gli attrezzi del mestiere è poggiata su una sedia. Egli riflette, immobile, per qualche attimo. Alla fine afferra la borsa con decisione, apre la porta ed esce di casa: ill meccanismo è innescato!

6. LA CASA DI MARTA. IL SOGGIORNO. INT/GIORNO

Ambiente in stile d’oriente. Mobili in teak di Bali e Java.
Oggetti etnici di varia provenienza. Due grandi piante di Ficus negli angoli.
Alcuni vasi indonesiani contenenti piante di Asplenium poste sullo spazioso tavolo in legno massello al centro della stanza, intorno al quale sono disposte cinque poltrone Hoian in pelle. Accanto ad uno dei due ficus, una grande gabbia di bambù a mezzaria, retta da una catena fissata al soffito, con all’interno una coppia di pappagalli bianchi. Al lato sinistro dell’ampia finestra in fondo alla stanza, un cavalletto per dipingere con su una tela bianca. Gli oggetti, l’arredo, la luce, l’aria che si respira in quella casa lasciano percepire la storia, il back-ground di Marta, il mistero della sua vita passata, i suoi percorsi in giro per il mondo, la sua esistenza travagliata, la sua potente inclinazione artistica. L’atmosfera richiama perfettamente quella tipica di una casa colonica di Giava o Bali.
La tela bianca, al lato della finestra, ha un significato simbolico. Indica metaforicamente che qualcosa deve essere ancora compiuto. La sua presenza va messa nel giusto rilievo.
Marta Apre la porta di casa, che dà direttamente nel soggiorno, ed entra.
Posa la pianta su un tavolo. Esce dal salone e scompare nel corridoio. Torna nel salone. E’ presa dai suoi pensieri. Ma sembra tranquilla. Anche per lei, come per Giorgio, il meccanismo si è messo in moto.
Dà un fugace sguardo alle orchidee sul tavolo. Si guarda attorno,esita qualche istante. Avvicina il naso alla pianta e accenna una smorfia di fastidio per il profumo troppo intenso. Afferra, quindi, il vaso, apre la finestra e lo sistema sul davanzale di marmo.
Richiude la finestra e si dirige verso la cucina per preparare il pranzo.

7. LA CASA DI MARTA. IL SOGGIORNO. INT/GIORNO

Il campanello d’ ingresso suona. Marta va ad aprire. E’ il tecnico (Giorgio) venuto per riparare l’antifurto.
I due si scambiano uno sguardo strano, incuriosito. E’ come se si conoscessero. Sentono subito che il loro incontro non è casuale.
Comunque si tratta di pochi attimi di esitazione, dopodichè Giorgio si presenta, con un po’ di imbarazzo. Marta lo studia, con i suoi grandi occhi neri. Si direbbe che al primo impatto quell’uomo le piaccia .

GIORGIO

Signora, mi scusi il ritardo, ma a quest’ora in auto è
un inferno…sono qui per l’antifurto. Posso?

MARTA

Certo…si accomodi.
Posso prepararle qualcosa….un caffè, un aperitivo?

GIORGIO

La ringrazio, ma vorrei solo un po’ d’acqua, se non la disturbo…

MARTA

Gliela porto subito.

(va in cucina e torna con una brocca d’acqua e due bicchieri).

Prego, si segga.

Giorgio si siede su una poltrona indiana e afferra il bicchiere riempito da Marta, la quale, in piedi, con l’altro bicchiere in una mano, lo osserva in silenzio.
Giorgio, con un po’ di imbarazzo cerca di deviare la sua attenzione.

GIORGIO

Ha una bellissima casa. Sono tutti mobili di importazione?

MARTA
(un po’ incupita. La innocente domanda di Giorgio sembra averla toccata nel profondo )
..non proprio, diciamo che sono souvenir di vecchi percorsi della mia vita. Rappresentano il legame tra me e il mio passato.

GIORGIO
(ritenendo di aver detto qualcosa di inopportuno)
..mi scusi..

MARTA
(con un sorriso rassicurante)
..di cosa? Non ha detto nulla di male…!

GIORGIO
(un po’ agitato, come se non riuscisse a reggere la penetrante presenza di Marta )
Mmh…non voglio disturbarla ulteriormente…mi metto subito al lavoro..

MARTA

Come vuole…nessun disturbo! Comunque la centralina dell’antifurto è dietro la porta della cucina, da quella parte (indica il corridoio).

Giorgio si alza, ringrazia, e si dirige verso il corridoio.


8. MARCIAPIEDE SOTTO CASA DI MARTA. EST/ GIORNO.

Dario volta l’angolo del marciapiede. Ha un’aria soddisfatta: Giulia deve essere stata particolarmente brava…!.
Si ferma, si guarda attorno ed accende una sigaretta. Passeggia in tondo, pensieroso e nervoso, come se stesse riflettendo sul da farsi. Egli ha timore di procedere. Osserva a distanza il portone, ma non ha il coraggio di raggiungerlo. Deve prima prepararsi. Deve organizzare i pensieri per evitare che Marta si accorga del tradimento. Alza lo sguardo verso la finestra e nota la pianta. Che diavolo ci fa quella pianta sul davanzale della finestra di casa sua? Egli ha l’impressione di averla già vista da qualche parte quella mattina. La cosa lo fà trasalire. Cerca di ricordare. Ma certo!

9. FLASH BACK (Dario ricorda la scena). NEGOZIO DEL FIORAIO. INT/GIORNO

Dario entra nel negozio del fioraio per comprare le rose. Nell’ingresso, il proprietario, di spalle, si volta per acccoglierlo: tra le sue mani una pianta di orchidee con dei particolarissimi riflessi azzurri. Sul bancone, altre piante di orchidee in attesa di essere sistemate nel negozio.

10. MARCIAPIEDE SOTTO CASA DI MARTA. EST/ GIORNO.

Dario comincia a sudare. Deve trattarsi di una combinazione. Non può essere la stessa pianta. O comunque non può essere stata comprata nello stesso negozio! Quella stessa mattina! Il nervosismo aumenta. E se Marta lo avesse visto con Giulia, al bar? Oppure mentre entravano nell’albergo? Non può essere. E poi, se così fosse stato, non sarebbe certo tornata a casa e non avrebbe avuto i nervi di riporre la pianta fuori la finestra.

11.CASA DI MARTA. IL SOGGIORNO. INT/GIORNO

Giorgio ritorna nel salone con l’aria di chi ha quasi terminato il proprio compito.

GIORGIO

Dovrebbe essere tutto a posto. La centralina funziona. Mi resta da controllare il sensore della finestra (Giorgio indica la finestra del soggiorno).

MARTA

Si, venga….la prego solo di fare attenzione ai ficus…sono delicati! (Gli fà strada tra mobili, vasi e piante)

Marta apre la finestra e si fà da parte, accanto al cavalletto con la tela bianca, osservando Giorgio il quale, con le mani protese verso la parte superiore degli infissi, cerca il sensore dell’allarme. Egli finalmente lo trova e comincia ad armeggiare con i fili elettrici.

12. MARCIAPIEDE SOTTO LA CASA DI MARTA. EST/ GIORNO.
Dario finalmente si è calmato. Marta non può averlo scoperto. Ne è sicuro. Se saprà recitare la parte nel modo giusto non avrà problemi e la farà franca. D’altronde è il suo lavoro di avvocato no? Mentire per raggiungere i propri obiettivi.
Spegne la sigaretta con la scarpa. Tira su un respiro profondo e si incammina deciso lungo il marciapiede verso il portone di casa.

13. CASA DI MARTA. IL SOGGIORNO. INT/GIORNO

Giorgio è seduto sul davanzale della finestra con lo sguardo e le mani verso l’alto, impegnate nella riparazione. Ad un tratto alza la gamba per poggiare il piede sul davanzale, in modo da assumere una posizione di lavoro più comoda, ed urta il vaso di orchidee, che cade giù per strada.

14. MARCIAPIEDE SOTTO LA CASA DI MARTA. EST/ GIORNO.

Dario viene centrato dalla pianta in pieno cranio.
Collassa a terra in una pozza di sangue.

15. CASA DI MARTA. IL SOGGIORNO. INT/GIORNO
.
Marta e Giorgio si affacciano terrorizzati. Inorridiscono.
Marta mette a fuoco l’abbigliamento dell’uomo riverso, immobile,
sul marciapiede. Lancia un urlo:

MARTA (rivolta a Giorgio)
Dio Mio! Dario…mio marito, mio marito!

16. CASA DI MARTA. IL SOGGIORNO. INT/SERA

Un commissario di polizia ed un magistrato siedono nel soggiorno insieme a Marta e a Giorgio. La stanza è irradiata dalla luce rossastra del tramonto.
All’ingresso del salone, tenuti a distanza da due appuntati, numerosi altri avventori giunti per curiosare.
Il magistrato annota su un taccuino il racconto dell’accaduto. Le loro parole non si odono. Si sente solo un brusio indistinto.

17. IL PALAZZO DOVE ABITA GIORGIO. LA RAMPA DI SCALE. INT/NOTTE

Giorgio, con passo dinoccolato, sale lentamente per le scale del palazzo in cui abita. Ha l’aspetto di un uomo distrutto. Il suo viso ha un’espressione assente, allucinata.
Raggiunge la porta di casa. Cerca le chiavi in tasca. Non le trova.
Le cerca meglio, le estrae dalla tasca ed apre lentamente la porta.

Ad attenderlo, in ansia, nell’ingresso, sua moglie: Giulia.

Post scriptum:

Il contrasto tra la scena iniziale del tradimento e quelle successive, dove il meccanismo di punizione gira progressivamente fino alla morte di Dario, è netto. Nella scena della piazza, i colori, il ritmo devono esaltare l’aspetto materiale, effimero, concitato, tragicomico della vita degli amanti. Quello scorrere di passioni, paure, giochi di coppia, imbarazzi.
Nelle scene successive, il tragicomico lascia spazio all’inesorabile. E’ come una caccia all’uomo (a Dario, appunto!), organizzata da un’entità sconosciuta ed invisibile alla quale, di certo, non è estranea la spettrale figura di Marta.
Dario è la vita. Marta è la Morte. E la morte, alla fine, prevale sulla vita.
Sono tutti attori e comparse manovrate dai fili del destino.
Dario è agitato, come un criceto chiuso nella gabbia di un pitone.
Marta è glaciale, misteriosa. Il fiorista è la chiave di lettura dell’enigma. Egli, raccontandole il mito di Orchis, le svela ciò che lei stessa stà inconsapevolmente compiendo: la vendetta per un oltraggio subito!
Giulia è risparmiata in quanto protetta dalla sua potente femminilità.
Giorgio è l’altro grande sconfitto della storia: ha subito il tradimento e, senza colpe, ne porta il peso dell’espiazione.
Infine, la pianta di orchidee: un oggetto inanimato che in realtà è il testimone viaggiante di scena in scena, attraverso il quale ciò che deve essere si realizza.

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