3. La profondità
C’è inoltre il problema della apparente “profondità di campo”. La fotografia, si sa, è piatta, manca della terza dimensione e c’è anche il problema dell’attenzione.
L’occhio umano converge l’attenzione sempre al centro del fotogramma, e questa è una limitazione alla creatività ed alla fantasia.
Tuttavia, i primi registi di talento non si lasciarono certo abbattere da queste difficoltà. C’era un vasto campo dove attingere e prendere ispirazione. Il campo della pittura. Da sempre i pittori si erano dovuti confrontare con il problema della profondità nelle loro opere. Dal secondo e dal quarto stile pompeiano, chiamato anche della “falsa prospettiva” a Paolo Uccello. Non per nulla, gli stili pompeiani citati derivavano, in gran parte, da scenari teatrali. E il cinema era nato imitando il teatro (nei primi film, la sequenza girata era chiamata scéne-tableau, scena quadro). Paolo Uccello si trasforma in una grande fonte di ispirazione. E così il Canaletto, che insegna a “sottolineare” un elemento importante ( il Colosseo), mantenendo i due monumenti architettonici sempre sul totale.
E il cinema ringrazia
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