• La Sceneggiatura

Scaletta de “L’appuntamento”.

Sergio Monetta ci ha inviato la scaletta del suo lavoro:

SPOGLIO SCENE:

AMBIENTE E SCENE DI RIFERIMENTO

A . LA PIAZZA DI UNA GRANDE CITTA’. UN BAR ALL’APERTO. EST/GIORNO

RIF. SCENE: 1

B. IL PERCORSO DAL BAR ALL’ALBERGO. EST/GIORNO

RIF. SCENE: 2-3

C. NEGOZIO DEL FIORAIO. INT/GIORNO

RIF. SCENE: 4

D. LA CASA DI GIORGIO. INT/ GIORNO

RIF. SCENE: 5

E. LA CASA DI MARTA. IL SOGGIORNO.  INT/GIORNO

RIF. SCENE: 6-7-9-11-13


F. MARCIAPIEDE SOTTO LA CASA DI MARTA. EST/ GIORNO.

RIF. SCENE: 8-10-12


G. CASA DI MARTA. IL SOGGIORNO.  INT/SERA

RIF. SCENE: 14


H. IL PALAZZO DOVE ABITA GIORGIO. LA RAMPA DI SCALE. INT/NOTTE

RIF. SCENE: 15



A . LA PIAZZA DI UNA GRANDE CITTA’. UN BAR ALL’APERTO. EST/GIORNO

Scena 1.

La piazza è circondata da palazzi d’epoca, di colore giallo.

I Tavoli del bar e le poltrone sono in vimini. Il dehors del bar è in legno chiaro. Stile coloniale. La luce del sole è intensa e diffusa sull’intera piazza.

Il tavolo al quale siedono Giulia e Dario è parzialmente coperto da un ombrellone di tela beige. Giulia indossa un sensuale tajeur giallo mentre siede, in posizione comoda, con le lunghe gambe accavallate. E’ bionda. Capelli ondulati. Corpo sinuoso e morbido.  Dario è in abito di lino beige con camicia azzurra e cravatta di seta, color oro. Ha i capelli corti e brizzolati. Il cameriere, in tenuta completa, piuttosto elegante, serve loro due aperitivi. Dario è attento, un po’ teso.


DARIO

Sei un demonio. Sei riuscita a farmi fare ciò  che non ho fatto mai in due anni di matrimonio…


GIULIA

Era ora! ..non credi? Vuoi morire fedele? …Saresti l’unico al mondo. …Eppoi non hai fatto ancora niente …..(allusiva).


DARIO

Ma credi che non lo desideri? ….Ho paura …(abbassa il tono di voce) ho paura di mandare tutto a monte: il matrimonio, lo studio…sarebbe un casino!


GIULIA

(canzonatoria) Tu..hai paura di mandare tutto a monte? Ma se mi hai dato appuntamento nella piazza principale della città in pieno mattino!

No..la verità è che tu vuoi mandare tutto a monte…e (ammiccante) ti assicuro che ne vale la pena….


DARIO

(guardandosi  attorno, preoccupato)

Non è vero, cioè….non lo so…forse ….forse ho sbagliato a farti venire qui….


Giulia, taglia corto: si protende verso di lui con atteggiamento predatorio.

GIULIA

“Non vedo l’ora di sentirti dentro di me…!


Dario esita per qualche istante, rosso in volto, come se volesse dirle qualcosa. Poi, all’improvviso, le afferra la mano, fissandola negli occhi per alcuni attimi. Fruga nella tasca con l’altra mano e tira fuori alcune banconote, che ripone sul tavolo. Quindi si alza e si allontana con passo deciso tirando Giulia con sé.


B. IL PERCORSO DAL BAR ALL’ALBERGO. EST/GIORNO

La zona è chiusa al traffico. L’albergo è situato in un angolo defilato dell’ampia piazza. Il suo ingresso è attraverso un antico portone in legno di quercia. Accanto al portone, la vetrina di un fiorista.

Scena 2.

Dario e Giulia transitano davanti al fioraio e si fermano presso il portone dell’albergo. Dario tiene Giulia per mano con decisione. I due sono ansiosi di consumare fino in fondo il loro incontro. Dario fa per battere la maniglia d’ottone perchè qualcuno venga ad aprire il portone, ma scorge il negozio di fiori e ferma la mano. Bacia Giulia e le chiede di chiudere gli occhi e di aspettare lì per qualche minuto. Giulia ride e si copre gli occhi. Dario si affretta nel negozio. Dopo pochi istanti ne esce con un fascio di rose rosse in mano. Raggiunge Giulia, che continua ad attenderlo con gli occhi chiusi sullo scalino di marmo antistante il portone dell’albergo, e la bacia nuovamente, mentre le accarezza la guancia con i petali dei fiori appena comprati. Il viso di Giulia si illumina in un sorriso appassionato, mentre ella riapre gli occhi . Dario bussa alla porta, che si schiude dopo pochi istanti, e i due scompaiono nell’albergo.

Scena 3.

Marta volta l’angolo della piazza accanto all’albergo. Veste un tailleur grigio scuro ed un top bianco perla. Ha i capelli neri, lisci, lunghi. Gli occhi grandi, neri, liquidi. Transita davanti al portone dell’albergo ed entra nel negozio di fiori.


C. NEGOZIO DEL FIORAIO. INT/GIORNO

Il negozio è molto curato e molto ampio. Al suo interno è installato un gazebo di ferro battuto, avvolto da rampicanti.

La luce è sul grigio/azzurro a causa delle vetrate smerigliate. L’atmosfera è molto rilassante e ricorda quella dei giardini inglesi coloniali di fine ottocento.

Scena 4.

Marta entra nel negozio. Nell’ingresso non c’è nessuno. Si guarda attorno, in cerca di un commesso o del proprietario. Una voce maschile, di una persona anziana, proveniente dalla sala più interna, la invita a non aver timore e a farsi avanti.

Marta procede ed entra nella sala antistante il gazebo. Sembra un piccolo angolo fuori dal mondo. Immersa tra le piante, la testa argentea di un uomo sulla settantina chino su alcuni vasi pieni di fiori dai colori magnifici. L’uomo indossa una camicia celeste arrotolata ai gomiti ed un pantalone classico, grigio. Egli  si volta e le sorride. Ha un aspetto rassicurante, paterno. Marta nota subito il suo stile sobrio e schietto.


MARTA (timida)

Vorrei…vorrei comprare una pianta…una pianta di orchidee.

FIORISTA

Ah bene!…Forse posso esserle d’aiuto (in tono scherzoso)

Per la verità stavo proprio lavorando ad alcuni vasi di una specie rara,proveniente dalla Thailandia.

(ne solleva una ) Ecco! Le piace, Orchis Paphilopedilum è una delle più affascin….


MARTA (interrompendolo)

Mmh .. e quella lì in fondo, quella con i riflessi azzurri.. ?


L’uomo resta qualche attimo interdetto, a bocca aperta, come se non avesse inteso bene, con lo sguardo un po’ contrariato. Si volta e osserva la pianta che Marta gli ha indicato, mantenendo l’altra tra le mani.


FIORISTA

(un po’ ironico, un po’ scherzoso, come se stesse parlando ad una bimba capricciosa).

Va bene! D’accordo signorina! come Lei desidera.


L’uomo ripone la pianta che aveva in mano ed afferra quella scelta da Marta.

La solleva.


FIORISTA

Ottima scelta!


I due si spostano nella sala d’ingresso dove è sistemata la  cassa.

Il fiorista prepara una confezione per la pianta.



FIORISTA

Orchidee. Bellissime. Ma sa da dove prendono il  loro nome?  (Marta fà cenno di non saperlo).

È una storia molto curiosa. Deriva da Orchis, il  nome di un bellissimo giovane della Grecia antica,  molto….focoso, diciamo così, il quale, secondo la mitologia,  osò oltraggiare una sacerdotessa durante un rito in onore di Dioniso e che per questo fu condannato dagli Dei a morte orribile. Lo sapeva?


MARTA

(incupita)

No..No. Non ne avevo mai sentito parlare prima.


FIORISTA

(cambiando argomento)

E’ un regalo?


MARTA

No…è per un quadro. Voglio dipingerla.


FIORISTA

(sorridendo con simpatia)

Ah! È un’artista!


MARTA

(con un tiepido sorriso)

Diciamo così. La ringrazio.


FIORISTA

A lei! Spero di rivederla.


MARTA

Si. Lo spero anch’io. Arrivederla..e grazie di nuovo.


Marta esce con la piante di orchidee tra le mani.

D. LA CASA DI GIORGIO. INT/GIORNO

SCENA 5

L’arredamento dell’appartamento è moderno, funzionale. Prevalgono colori chiari, la mobilia è bianca. C’è molta luce, ma una luce fredda, metallica. I soprammobili hanno forme molto particolari, originali. Lo stile degli interni è quella tipico delle architetture scandinave. Giorgio sembra più uno scrittore che un tecnico elettricista. Veste un maglione di cashemere  color avion sotto a una giacca grigia, ed un paio di jeans blu scuro. I capelli un po’ lunghi e scomposti, la barba leggermente incolta e lo sguardo distratto, pensieroso.

E’ nel soggiorno. La borsa con gli attrezzi del mestiere è poggiata su una sedia. La prende, apre la porta di casa ed esce.


E. LA CASA DI MARTA. IL SOGGIORNO.  INT/GIORNO

Ambiente in stile d’oriente. Mobili in teak di Bali e Java.

Oggetti etnici di varia provenienza. Due grandi piante di Ficus negli angoli.

Alcuni vasi indonesiani contenenti piante di Asplenium poste sullo spazioso tavolo in legno massello al centro della stanza, intorno al quale sono disposte cinque poltrone Hoian in pelle. Accanto ad uno dei due ficus, una grande gabbia di bambù a mezzaria, retta da una catena fissata al soffito, con all’interno una coppia di pappagalli bianchi. Al lato sinistro dell’ampia finestra in fondo alla stanza, un cavalletto per dipingere con su una tela bianca.

Scena 6..

Marta Apre la porta di casa, che dà direttamente nel soggiorno, ed entra.

Posa la  pianta su un tavolo. Esce dal salone e scompare nel corridoio. Torna nel salone. E’ presa dai suoi pensieri.

Dà un fugace sguardo alle orchidee sul tavolo. Si guarda attorno,esita qualche istante. Avvicina il naso alla pianta e accenna una smorfia di fastidio per il profumo troppo intenso. Afferra, quindi, il vaso, apre la finestra e lo sistema sul davanzale di marmo.

Richiude la finestra e si dirige verso la cucina per preparare il pranzo.

Scena 7.

Il campanello di ingresso suona. Marta va ad aprire. E’ il tecnico (Giorgio) venuto per riparare l’antifurto.


GIORGIO

Signora, mi scusi il ritardo, ma a quest’ora in auto è

un inferno…sono qui per l’antifurto. Posso?

MARTA

Certo…si accomodi.

Posso prepararle qualcosa….un caffè, un aperitivo?


GIORGIO

La ringrazio, ma vorrei solo un po’ d’acqua, se non la disturbo…


MARTA

Gliela porto subito.

(va in cucina e torna con una brocca d’acqua e due bicchieri).

Prego, si segga.


Giorgio si siede su una poltrona indiana e afferra il bicchiere riempito da Marta, la quale, in piedi, con l’altro bicchiere in una mano, lo osserva in silenzio.

Giorgio, con un po’ di imbarazzo cerca di deviare la sua attenzione.


GIORGIO

Ha una bellissima casa. Sono tutti mobili di importazione?


MARTA

(un po’ incupita)

..non proprio, diciamo che sono souvenir di vecchi percorsi della mia vita. Rappresentano il legame tra me e il mio passato.


GIORGIO

(ritenendo di aver detto qualcosa di inopportuno)

..mi scusi..


MARTA

(con un sorriso rassicurante)

..di cosa?  Non ha detto nulla di male…!


GIORGIO

(un po’ agitato)

Mmh…non voglio disturbarla ulteriormente…mi metto subito al lavoro..


MARTA

Come vuole…nessun disturbo! Comunque la centralina dell’antifurto è dietro la porta della cucina, da quella parte (indica il corridoio).

Giorgio si alza, ringrazia, e si dirige verso il corridoio.


F. MARCIAPIEDE SOTTO CASA DI MARTA. EST/ GIORNO.

Scena 8.

Dario volta l’angolo del marciapiede. Ha un’aria soddisfatta e tranquilla.

Si ferma, si guarda attorno ed accende una sigaretta. Passeggia in tondo, pensieroso, come se stesse riflettendo sul da farsi


E. CASA DI MARTA. IL SOGGIORNO.  INT/GIORNO

Scena 9.

Giorgio ritorna nel salone con l’aria di chi ha quasi  terminato il proprio compito.

GIORGIO

Dovrebbe essere tutto a posto. La centralina funziona. Mi resta da controllare il sensore della finestra (Giorgio indica la finestra del soggiorno).

MARTA

Si, venga….la prego solo di fare attenzione ai ficus…sono delicati! (Gli fà strada tra mobili, vasi e piante)

Marta apre la finestra e si fà da parte, osservando Giorgio il quale, con le mani protese verso la parte superiore degli infissi, cerca il sensore dell’allarme. Egli finalmente lo trova e comincia ad armeggiare con i fili elettrici.

F. MARCIAPIEDE SOTTO LA CASA DI MARTA. EST/ GIORNO.

Scena 10.

Dario spegne la sigaretta con la scarpa. Tira su un respiro profondo e si incammina lungo il marciapiede verso il portone di casa.


E. CASA DI MARTA. IL SOGGIORNO.  INT/GIORNO

Scena 11.

Giorgio è seduto sul davanzale della finestra con lo sguardo e le mani verso l’alto, impegnate nella riparazione. Ad un tratto alza la gamba per poggiare il piede sul davanzale, in modo da assumere una posizione di lavoro più comoda, ed urta il vaso di orchidee, che cade giù per strada.


F. MARCIAPIEDE SOTTO LA CASA DI MARTA.

Scena 12.

Dario viene centrato dalla pianta in pieno cranio.

Collassa a terra in una pozza di sangue.


E.  CASA DI MARTA. IL SOGGIORNO. INT/GIORNO

Scena 13.

Marta e Giorgio si affacciano terrrorizzati. Inorridiscono.

Marta mette a fuoco l’abbigliamento dell’uomo riverso, immobile,

sul marciapiede. Lancia un urlo:


MARTA (rivolta a Giorgio)

Dio Mio! Dario…mio marito, mio marito!


G. CASA DI MARTA. IL SOGGIORNO.  INT/SERA

Scena 14.

Alcuni agenti di polizia ed un magistrato siedono nel soggiorno insieme a Marta e a Giorgio. La stanza è irradiata dalla luce rossastra del tramonto.

Il magistrato annota su un taccuino il racconto dell’accaduto. Le loro parole non si odono. Si sente solo un brusio indistinto.


H. IL PALAZZO DOVE ABITA GIORGIO. LA RAMPA DI SCALE. INT/NOTTE

Scena 15.

Giorgio, con passo dinoccolato, sale lentamente per le scale del palazzo in cui abita. Ha l’aspetto di un uomo distrutto. Il suo viso ha un’espressione assente, allucinata.

Raggiunge la porta di casa. Cerca le chiavi in tasca. Non le trova.

Le cerca meglio, le estrae dalla tasca ed apre lentamente la porta.


Ad attenderlo, in ansia, nell’ingresso, sua moglie: Giulia.

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